Franco Buccino
(Repubblica ed. Napoli, 09 luglio 2018, pag. 09)
L’altro giorno, di prima mattina, sul lungomare, all’altezza della rotonda Diaz, stavano per venire alle mani alcuni passanti con degli addetti al cantiere lì installato. Per i testimoni la causa del litigio era molto evidente. Proprio quando la strada, dopo il primo tratto di via Caracciolo, diventa pedonale e si allarga fino a venti, venticinque metri, in realtà si riduceva a meno del solo marciapiede lato mare per via della presenza di una solida recinzione del restante spazio. E, come se non bastasse, anche questo ridotto spazio, quasi all’altezza della rotonda appunto, era occupato da un autocarro dal quale bisognava scaricare un paio di forni mobili da piazzare, nientemeno, sulla spiaggetta attigua. Le persone passavano a stento uno alla volta quando gli operai sospendevano le manovre. Erano parecchi: quelli che corrono, che vanno in bicicletta, che camminano, i cani al guinzaglio o liberi, la colonia di gatti neri insediata da tempo nella zona. Il gruppo di anziani che corre all’alba per le strade della città e osserva e raccoglie tutte le cose che non vanno, hanno trovato, ovviamente, da ridire. Alcuni addetti hanno risposto garbatamente che stavano lavorando; qualcuno ha detto di rivolgersi al Sindaco; qualche altro: “lavoriamo per voi”; ma altri hanno inveito: “Andate a correre o a passeggiare in altri posti”. Alcuni, infine, hanno detto (agli anziani) che facevano meglio a rimanere a casa. Per fortuna ci si è fermati a una animata discussione con qualche scambio di insulti.
Sono circa dieci anni che questo tratto di lungomare è utilizzato per eventi di ogni genere, anche internazionali. All’inizio c’era chi si scagliava con veemenza contro queste iniziative, soprattutto chi voleva farvi tornare le auto, ma tanti erano favorevoli, anche tra i frequentatori mattinieri del lungomare. Si chiedeva scusa per qualche disagio che si creava, soprattutto ai ciclisti. E però durava poco, e poi di mattina si passava comunque senza grosse difficoltà. Man mano le cose sono cambiate. Le iniziative si sono intensificate: dalla pizza alla mozzarella, al baccalà, agli spritz, che poi sono aperitivi alcolici; dalle regate veliche dell’America’s Cup (quella dei baffi della scogliera) a tennis, pallacanestro, pattini, calcetto; dall’Albero di Natale al Corno. L’occupazione dello spazio è diventata sempre più scientifica (alla stregua di bar, ristoranti ed esercizi commerciali vari) e le attrezzature sempre più professionali; dalle transenne si è passati a vere recinzioni alte più di due metri. Col tempo non migliora sempre la qualità: nell’episodio incriminato i due forni sono stati posti su un tappeto verde di erba sintetica che copriva parte della spiaggia antistante la rotonda! Gli interessi economici sono sempre più evidenti. Oltre gli eventi. Sempre le stesse ditte di logistica, attrezzature, materie prime, trasporti. Tariffe di occupazione dimezzate a discrezione degli uffici comunali. Vi ricordate i monumenti rivestiti dai pannelli pubblicitari? Per quanti mesi le gigantografie di Belén a pubblicizzare indumenti intimi al posto della Colonna Spezzata, per quattro soldi. Altro che restauro.
Per dirla tutta, c’è una seria preoccupazione che i milioni di euro dai fondi europei Poc Metro 2020 previsti per rifare questo tratto di lungomare con ampi marciapiedi, basoli, nuova illuminazione e quant’altro, servano solo a creare le condizioni per una definitiva e permanente occupazione di questo spazio, sottraendolo così a pedoni, ciclisti, corridori, cani al guinzaglio e colonia dei gatti neri. E pensare che questo tratto lo chiamano lungomare liberato!