Repubblica ed. Napoli, venerdì 19 agosto 2011
Quante bugie sulla pelle dei docenti precari
Franco Buccino
Ho incontrato in ascensore un mio vecchio conoscente, è un quarantenne precario della scuola da oltre dieci anni, che mi ha detto: “Nella mia graduatoria di 900 persone, al posto 300 stavo, al posto 300 sto. Per il terzo anno di seguito non avrò la nomina del provveditore. E avevano detto che passavamo di ruolo”. Dopo la pubblicazione della tabella di ripartizione dei posti per provincia, il clamore mediatico sulle 67.000 immissioni in ruolo si è attutito e l’enfasi per il grande risultato è cessata. I grandi numeri a livello locale sono divenuti piccoli, anzi piccolissimi. In ogni caso non c’è confronto tra i 1500 docenti e i 1700 Ata che saranno stabilizzati nella provincia di Napoli e gli oltre diecimila posti tagliati solo nell’ultimo triennio. E l’aumento del personale in esubero, una conseguenza dell’applicazione della cosiddetta riforma Gelmini, non fa illudere in merito ai posti promessi per i futuro.
Mentre la nave dei precari affonda, colpita mortalmente dalla politica del governo, è in atto uno scontro senza tregua. Uno scontro tra quelli di loro che stanno messi meglio per riuscire a saltare sui mezzi di salvataggio, manovrati con qualche cinismo e molta spregiudicatezza da un gruppo consistente di politici e sindacalisti. Da molti di quelli, cioè, che hanno la responsabilità di non aver fatto scelte chiare e coerenti sul reclutamento del personale della scuola e di non essere intervenuti per tempo per eliminare le storture nel sistema delle assunzioni. Sono stati e sono indifferenti al fatto che si assuma per il 50% da graduatorie di merito obsolete che risalgono al 2000, quando si espletò l’ultimo concorso a cattedre. Contro ogni logica. Per l’altro 50% di assunzioni hanno consentito che si mettesse mano alle graduatorie dei precari trasformandole ad esaurimento e chiudendole. Il che aveva un senso finchè c’era un piano di 150.000 immissioni in ruolo. Poi, dal momento che non si è dato attuazione a tale piano ed esse sono diventate delle gabbie, hanno convenuto con l’Amministrazione che si desse uno sfogo facendo scegliere ai precari le graduatorie di altre tre province in cui andarsi a collocare, ma in coda. Alla fine che le graduatorie venissero riaperte, ma che per una parte delle immissioni in ruolo di quest’anno valessero ancora le vecchie. Con la stessa incoscienza, pressappochismo e irresponsabilità queste benedette graduatorie sono state chiuse, integrate con le “code”, riaperte. Gli autori di queste operazioni, e quelli che le hanno condivise o subite in silenzio, oggi si stracciano le vesti e alimentano le contrapposizioni tra i precari, consegnandoli a giudici e avvocati.
Mi sono andato a vedere la graduatoria del mio amico dell’ascensore, in realtà è un elenco di sostegno, sul sito del Miur. Lui è sempre al posto 300, ma si sono inseriti prima di lui nell’ultimo aggiornamento trenta colleghi provenienti da altre province, dieci nelle prime quindici posizioni: quelli che si prenderanno i posti di ruolo. A Napoli! La verità è che anche tra i precari c’è una élite: persone che scelgono in quale provincia passare di ruolo, così come si fanno assegnare per gli incarichi alle sedi più comode, mentre alla stragrande maggioranza le estenuanti discussioni sul ruolo neanche interessano, alle prese come sono con supplenze annuali negate, supplenze su maternità, supplenze temporanee, decreto salvaprecari, progetti regionali e disoccupazione.
Quei politici e quei sindacalisti che si vantano dei risultati ottenuti dovrebbero tornare a parlare con i precari della scuola solo con un accordo o una piattaforma di più ampie prospettive. Un accordo serio sul precariato non può fermarsi alla copertura di una quota parte dell’organico di diritto, al netto di esuberi e tagli. Francamente è un risultato modesto che fa solo anticipare di un po’ il programma minimo che il governo ha già in mente per non chiudere del tutto le scuole. L’accordo dovrebbe partire dalle esigenze di organico delle istituzioni scolastiche, compresa una quota significativa di organico funzionale per tutte le esigenze, anche per le sostituzioni; dovrebbe prevedere la stabilizzazione e i tempi di stabilizzazione di tutti i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, la qualificazione professionale e la riconversione del personale, le modalità di reclutamento per i futuri docenti.