Franco Buccino
REPUBBLICA ed. Napoli, 8/6/2011
Frequento ambienti di persone soprattutto di centrosinistra. A livello nazionale e a livello locale. Mi hanno colpito molto le reazioni del tutto diverse che hanno avuto questi ambienti su de Magistris, e quando è andato al ballottaggio, e quando ha vinto in modo così clamoroso. A livello nazionale i miei amici si sono molto rallegrati per i risultati del primo turno. Ma stranamente facevano dell’ ironia su Milano, chiamandola Stalingrado, Zingaropoli; su Napoli invece erano seri e pensosi. All’ esito del ballottaggio la loro gioia è esplosa. Non avevano osato sperare che Napoli potesse liberarsi del vecchio e decotto potere, che loro in estrema sintesi chiamano “bassoliniano”, senza cadere nelle grinfie di un centrodestra, che sempre in estrema sintesi identificano in Cosentino. Erano e sono contenti per noi perché possiamo ricominciare daccapo, con spirito nuovo, insieme con de Magistris. Diversa la musica negli ambienti che frequento a livello napoletano. Il nervosismo era arrivato alle stelle nella vicenda delle primarie. Il blocco delle primarie del Pd ha significato il blocco di un’ intera classe dirigente di questi ultimi diciotto anni: è stato il punto più alto di una crisi dalla quale non si sono ancora ripresi. Anche se molti dirigenti si erano riposizionati rispetto a Morcone, è stato evidente che non era il loro candidato. Per la verità non lo era troppo neanche della gente, che ha preferito un politico a un amministrativo sia pure di alto livello. Per il ballottaggio l’ appoggio di questa classe dirigente a de Magistris è stato formale, certo non entusiasta, perché è evidente che ne sarebbero usciti sconfitti in ogni caso. Ma quanto più netto era il successo di de Magistris tanto più sarebbe divenuto inappellabile il giudizio negativo sul loro operato degli ultimi anni. Ed è andata proprio così; o meglio, per loro peggio di così non poteva andare. Al punto che tanti compagni e amici hanno frenato il loro entusiasmo spontaneo. L’ altro giorno a una riunione, non partitica ma certo politica, si faceva l’ analisi del voto. Dal relatore a tutti gli intervenuti, nessuno sprizzava gioia per la vittoria di de Magistris, molti cercavano elementi oggettivi che giustificassero tale risultato. Ci mancava poco che qualcuno ricorresse alla napoletanità. Dall’ esito del ballottaggio sono passati pochi giorni, e pure si sono già scritti fiumi d’ inchiostro per dar consigli a de Magistris. Non sempre disinteressati, non sempre costruttivi, qualche volta un po’ opprimenti. Molti stanno lì a vedere il primo passo falso, il primo scivolone. Appena capiterà, perché capita a tutti, ci saranno altri fiumi d’ inchiostro per dire: l’ avevamo detto, anzi predetto. Ci sono poi gli approcci politici. Non è forse la giunta il primo fatidico banco di prova? Alcuni si stanno sentendo dire no dal neosindaco; altri, per non subire l’ onta del rifiuto, neanche lo chiedono, sdegnosi ma con l’ occhio già rivolto alle prossime politiche e relative candidature. Pochi si lasciano coinvolgere in modo disinteressato, pochi stanno aiutando in questi giorni de Magistris e Napoli. Manca l’ entusiasmo, e la mancanza di entusiasmo tradisce la delusione, l’ incertezza, il pessimismo sul futuro, soprattutto la chiusura al cambiamento, quello interno e quello della città. Penso che il rinnovamento a Napoli si tenterà anche senza il centrosinistra e il Pd. Però sarebbe una iattura, anche per loro. La rifondazione del Pd a Napoli avviene anche attraverso l’ entusiasmo che metterà nella collaborazione al progetto de Magistris, con i suoi esponenti di punta, con i numerosi rappresentanti nei parlamentini delle municipalità, con tutta la sua gente. È opportuno che anche le forze sociali mostrino più coraggio. Da una parte liberandosi definitivamente da vecchie o vecchissime collateralità, Dall’ altra senza essere semplicemente “disponibili” al confronto e all’ esame del programma, ma contaminandosi ed esponendosi con il peso delle loro proposte sulle scelte di programma che si vanno a definire. C’ è in molti la speranza che si possa ricreare un clima simile a quello del ‘ 93. Il capo carismatico c’ è: un capo che ricorda più il guascone o il pirata con la bandana che non il principe illuminato. Manca, o comunque difetta, la partecipazione e la voglia di cambiare. Tutti quelli che hanno voluto, con più o meno convinzione de Magistris, ora si devono impegnare concretamente e visibilmente per motivare e favorire la partecipazione di tutti.