L’abbandono degli anziani

Franco Buccino

Repubblica ed. Napoli 1 Agosto 2012

 

Ogni anno, di questi tempi, salgono agli onori della cronaca animali e persone anziane, per tristissime storie di stenti e di abbandoni. Gli anziani, in particolare, si sa, sono a rischio per l’emergenza caldo; ma l’occasione è buona per parlare di tutti i rischi che corrono e di tutte le emergenze che vivono. E così, poche settimane fa, il V rapporto nazionale del “Filo d’argento” ci ha mostrato una fotografia dei disagi e dei bisogni degli anziani in Italia.

Dai dati del rapporto si evidenziano due gravi emergenze: solitudine e povertà. Isolamento fisico e relazionale, redditi bassi e povertà investono fasce sempre più ampie di over 65. Soprattutto nelle grandi città. Napoli non fa eccezione alla regola, anzi. Non stupisce tanto che nella nostra città i già modesti servizi socio-assistenziali siano ridotti al lumicino, quanto che tanti anziani affrontino una quotidianità difficile e faticosa anche per via della solitudine. Effetto della disgregazione delle reti parentali e amicali: altro che oleografici vicoli affollati notte e giorno, anziani davanti ai bassi a chiacchierare a tutte le ore, dialoghi fra un balcone e l’altro, gesti umani e solidali.

A tanti nostri anziani leggiamo negli occhi i drammi che vivono. Le difficoltà economiche, innanzitutto. Basta vederli ai mercatini, agli uffici postali, dal medico, in fila per avere sussidi o davanti alle mense dei poveri. Poi ci sono quelli lasciati soli perché la famiglia è andata in vacanza: non viene la nipote a dormire o a pulire o a fare la spesa. E quelli lasciati soli per tutto l’anno, perché i parenti hanno rotto i ponti con loro. Tutte persone che hanno un disperato bisogno di compagnia. Te ne accorgi quando ti hanno al telefono e, con pretesti vari, cercano di allungare la conversazione. E senti sullo sfondo il televisore che trasmette, inesorabile, messaggi pubblicitari, notizie, telefilm e ricette di cucina.

Per loro dovrebbero mobilitarsi, specie in estate, i servizi sociali degli enti locali, con cooperative e associazioni di volontariato. E invece le iniziative a favore degli anziani in difficoltà vanno a ridursi sempre più, fino a scomparire. Con la terribile crisi economica che stiamo vivendo, non c’è giorno in cui non si aggiorni il numero delle famiglie e delle persone che diventano “ufficialmente” povere. Ci si è illusi per un attimo che, per equità, a più difficoltà dovessero corrispondere più misure di sostegno. Ma poi si è capito che i poveri, vecchi e nuovi, sono un intralcio alla ripresa, alimentano spese improduttive, e allora si è cinicamente deciso di tagliare quanto più è possibile la spesa sociale. I tagli di risorse li definisce e li effettua il governo centrale; i servizi li riducono o li cancellano gli enti locali, a seconda della rete esistente, delle possibilità, della cultura sociale maturata.

A Napoli, fermandoci all’estate degli anziani, c’era un numero verde per le emergenze, c’erano fino a quattro o cinque anni fa, i pony della solidarietà, presenti e attivi nei quartieri, che stabilivano un contatto diretto con una fascia di anziani a rischio. C’erano parecchie iniziative di socializzazione, ricreative, culturali e turistiche. Poche cose rispetto alle esigenze, ma dignitose. Quest’anno non c’è quasi niente, non c’è il vecchio numero telefonico che gli anziani conoscevano, non ci sono i pony, non ci sono i volontari, non ci sono le iniziative di sempre: passeggiate, cinema, spettacoli, momenti di socializzazione. Una cooperativa di telesoccorso con il suo telefono è stata pomposamente ribattezzata Centrale operativa sociale; e Napoli Sociale, la partecipata del Comune, metterebbe a disposizione task force per ogni tipo di interventi. La verità è che gli anziani si rivolgono alle associazioni. Le quali contattano la “Centrale”, sentendosi gentilmente rispondere che è meglio se a chiamare sono direttamente gli interessati. Forse ci si è attrezzati per interventi di emergenza, per i quali già operano la Protezione civile e il ministero della Salute. Gli anziani si aspettano piccoli interventi, chi gli fa la spesa, chi gli offre compagnia e momenti collettivi di svago. Si aspettano di avere di fronte persone come loro, magari senza divise, tute e anfibi.

Farebbe bene il Comune a tener conto delle esigenze reali e diffuse degli anziani, soprattutto d’estate e, facendo a meno di qualche intervento spettacolare e reclamizzato, affidarsi di più alle associazioni di volontariato.

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