Costruire una società anche per gli anziani

Franco Buccino

Repubblica ed. Napoli 30 dicembre 2012 pag. VIII

Sta per concludersi il 2012, l’anno europeo dell’invecchiamento attivo e del rapporto intergenerazionale. È tempo di bilanci. Si può dire che in Italia si è diffusa tra la gente la consapevolezza che la popolazione invecchia rapidamente; comincia timidamente a prender piede il concetto dell’invecchiamento attivo, inteso soprattutto come miglioramento della qualità della vita dell’individuo, non certo come risorsa per la collettività; c’è un gruppo consistente di persone e di associazioni sempre più agguerrite, attento ai diritti e al ruolo degli anziani nella società.

La dura crisi economica, che ha attraversato tutto il 2012 proveniente dall’anno precedente e proiettata sul prossimo, non ha aiutato per niente lo sviluppo del principio dell’invecchiamento attivo. Si sono succeduti in Italia i rapporti Istat, come bollettini di guerra, che hanno evidenziato l’aumento esponenziale dei poveri tra persone anziane, monoreddito, meridionali. Impressionante identikit degli anziani della nostra regione: già penalizzati dalle pensioni medie più basse del paese, sono stati le vittime dei tagli alle politiche sociali, alla sanità e, in ultimo, ai trasporti. Molti, fragili e abbandonati, si sono chiusi in casa, e ciononostante esposti ai malintenzionati. E non è un caso che i poliziotti e i pensionati della Cgil abbiano scelto Napoli per il lancio della loro campagna contro truffe e raggiri agli anziani e per una sicurezza partecipata. Ormai gli anziani si dividono in due categorie: una formata da quelli che con la loro pensione danno un contributo sempre più significativo all’economia familiare; l’altra, più numerosa, di anziani con difficoltà d’ogni genere, che vengono scaricati e abbandonati al loro triste destino.

Pretendere in tale contesto l’adesione alla filosofia dell’invecchiamento attivo da parte di governanti e amministratori locali, tutti presi dal risanamento dei bilanci, dai piani di rientro dei debiti, sembra impossibile. Eppure l’applicazione di tale principio proprio nelle attuali difficoltà darebbe il contributo più importante alla soluzione dei problemi. Pensiamo all’educazione a stili di vita sani e corretti, alla sana ed equilibrata alimentazione, all’attività fisica con esercizi e ginnastica dolce. Pensiamo agli screening e alle campagne di prevenzione in sanità, perfino alla conoscenza dei centri adeguati e di eccellenza dei propri territori alternativi ai “viaggi della speranza”. Pensiamo all’assistenza domiciliare e, meglio ancora, all’abitare solidale della terza età, ai centri di aggregazione aperti alle iniziative di formazione e culturali, al turismo sociale, oltre naturalmente alle attività di tempo libero e al ballo. Pensiamo al volontariato degli anziani nella comunità per la sicurezza degli alunni, la tutela dei parchi e del verde pubblico, la custodia di monumenti, musei e biblioteche. Le risorse finanziarie coraggiosamente investite darebbero da subito enormi interessi. Oltre a dimezzarsi le spese per gli anziani. Ma questa cultura purtroppo non ci appartiene. E continuiamo a tagliare in istruzione, sanità e politiche sociali. E ci meravigliamo che nonostante i tagli non diminuisca la spesa!

Quando fra una ventina d’anni un cittadino su tre in Italia avrà più di sessantacinque anni, allora si capirà la portata del problema. Per ora lo capiscono quelli che s’interessano di mercato, quelli che orientano i consumi, quelli che vogliono prendersi la rappresentanza politica di questa enorme parte di popolazione. Ma si capirà allora anche l’invecchiamento attivo. Si capirà che dopo il lavoro, con o senza la riforma Fornero, i venti, venticinque anni di vita che aspettano ogni persona, sono un periodo importante. Un periodo che vale per sé; che non deve rimpiangere, rincorrere o imitare le altre stagioni della vita; che ha le sue esigenze, sociali, culturali affettive; che ha i suoi diritti all’educazione permanente, alla rappresentanza politica e sindacale. Come l’hanno capito importanti e rappresentative associazioni di anziani, che da tempo hanno fatto dell’invecchiamento attivo la loro bandiera. E che riuniti recentemente a Roma, hanno chiesto una legge quadro nazionale sull’invecchiamento attivo, per un vero e proprio riconoscimento del ruolo e della funzione delle persone anziane nell’ambito della comunità e per costruire nel nostro paese una società per tutte le età.

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