L’infelice sorte del Programma per infanzia e anziani
Franco Buccino
Abbiamo l’antica abitudine nelle regioni meridionali di non saper spendere i soldi pubblici che ci arrivano: forse già lo mettono in conto, e ci sperano, i nostri finanziatori europei e nazionali. All’inizio di questo decennio si è pensato bene di recuperare ritardi e soldi di fondi europei non spesi per realizzare, attraverso il Piano Azione Coesione, programmi e azioni prioritarie come i servizi di cura per l’infanzia e gli anziani non autosufficienti. Con alcune novità, nella programmazione e nella gestione, di assoluta rilevanza. Innanzitutto, la non competitività: non ci sono graduatorie tra i progetti dei destinatari, che sono tutti ammessi al finanziamento. Devono solo seguire le indicazioni e elaborare un piano dettagliato di attività. I beneficiari naturali del Programma sono i Comuni, esclusivamente in forma associata, attraverso l’articolazione negli Ambiti territoriali, perché soggetti responsabili dell’erogazione dei servizi sul territorio. Le linee guida prevedono esplicitamente la concertazione, fatta in loco tra soggetti presenti quotidianamente su quel territorio. La Regione potrà dedicarsi meglio alla sua funzione naturale di coordinamento anziché alla gestione ed erogazione di fondi. Il Ministero dell’Interno assume l’insolito ruolo di autorità di gestione del Programma.
Condizioni ideali per spendere, in due tranche, 730 milioni di euro le quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Nelle quali il Pil pro capite è quasi la metà di quello delle regioni del centro-nord, l’Adi (assistenza domiciliare integrata) è calata del 10% tra il 2006 e il 2014, gli asili nido sono pochissimi e con rette molto alte per via dei piani di rientro. Condizioni ideali, e invece? Il programma è partito nel 2013 e si doveva concludere nel 2015. Il primo riparto delle risorse avviene a giugno 2013; i comuni avevano 6 mesi di tempo per elaborare i propri documenti. I piani hanno avuto tempi di approvazione biblici, dal febbraio 2014 al novembre 2015. Dopo l’approvazione dei piani i comuni avrebbero dovuto dare il via ai servizi “aggiuntivi”. La cui realizzazione, in genere, è prevista attraverso l’affidamento in appalto a soggetti gestori. Si stanno svolgendo in questi giorni, cioè nel secondo trimestre del 2016, le gare di appalto per l’affidamento dei servizi relativi al primo riparto. Il ministero è stato costretto ad emanare una circolare che proroga la fine delle attività sul primo riparto, già prevista per il dicembre 2014, poi per dicembre 2015, poi per giugno 2016, ora ad agosto del 2016. Ultima proroga, e se non si finisce in quella data, le spese dei servizi verranno imputate sul secondo riparto, ovvero alla seconda fase. Che avrà, di sicuro, non essendo cambiato niente, lo stesso andamento e gli stessi risultati della prima.
I ritardi più significativi sono ascrivibili alle procedure di istruttoria ministeriali e alla capacità di risposta rispetto ai quesiti che gli Ambiti territoriali hanno formulato per implementare nuovi o maggiori servizi per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti. Gli Ambiti hanno chiesto maggiori certezze all’Autorità di Gestione su diverse questioni: i tempi di utilizzo delle risorse del primo riparto, la possibilità di utilizzare i fondi anche prima dell’approvazione dei piani di intervento, le modalità di rendicontazione, la piattaforma informatica promessa dal Ministero, i vincoli effettivi nello svolgimento delle gare per l’affidamento dei servizi. Di certo non minori sono le responsabilità nei ritardi degli Ambiti stessi: la modesta capacità di programmare e di integrare i piani spesso lacunosi, la scarsa autonomia, le concertazioni fittizie; le loro responsabilità si uniscono alle difficoltà oggettive che vivono: carenza di personale qualificato, precarietà della sede, litigiosità frequente tra i Comuni che ne fanno parte. Anche le Regioni, forse perché si sono sentite “saltate” o esautorate, non hanno fatto sempre la loro parte di coordinamento, orientamento e supporto.
La ricerca delle responsabilità è certamente utile e importante, anche per elaborare strategie nuove per i futuri piani. Oggi non possiamo che rammaricarci a vedere fondi pubblici, già persi una volta, che di nuovo, in gran parte, ci sfuggono di mano; rammaricarci per un Programma su cui facevamo molto affidamento e che si avvia invece a un inesorabile fallimento.