Franco Buccino
da Repubblica ed. Napoli 30 agosto 2016 [+ aggiunta]
Ho sostituito per qualche giorno il volontario al telefono del nostro Filo d’argento, la linea che ci mette in contatto con gli anziani e i loro problemi. In questo periodo le telefonate sono il doppio se non il triplo rispetto al solito. Siamo in piena estate, si sa. Ma più che aumentare i problemi degli anziani, come si vuol far credere, in realtà diminuiscono le risposte che essi ricevono. Si allenta la già debole rete di protezione: familiare, dei servizi pubblici e socio sanitari, perfino dei volontari. Parafrasando e contraddicendo lo slogan della campagna del comune di Napoli, “La solidarietà non va in vacanza”, potremmo dire che la solidarietà va in vacanza anche d’estate. D’altro canto, “emergenza anziani” in questo periodo significa che i problemi degli anziani riescono ad emergere solo d’estate, mentre dopo le ferie vengono letteralmente sommersi da tutte le altre questioni. In realtà rimangono sempre tali e quali. Se volessi, comunque, raggruppare le telefonate per temi e provare a fare una graduatoria tra quelli ricorrenti, ben sapendo che sono uniche e irripetibili le persone e i loro problemi, metterei di sicuro al primo posto la solitudine, il gran male di cui soffrono gli anziani.
Affiora da quasi tutte le telefonate. Una signora di 93 anni si è lamentata perché la badante “si chiude, poveretta, nella sua stanza a piangere. E io con chi parlo?”. Un anziano, non del tutto autosufficiente, chiede un aiuto a portar fuori il cane. “Mi hanno lasciato solo con il cane, che sporca da tutte le parti”. E un’arzilla ottantenne vorrebbe venire da noi a fare volontariato. “Così parlo un po’ con qualcuno”.
[Star da soli li espone pure a rischi di varia natura, che denunciano nelle telefonate alternando analisi molto lucide a paure ingiustificate. La fondata preoccupazione di cadere, le troppe barriere che sempre più rallentano le azioni quotidiane, le uscite a rischio dalle loro abitazioni (chi se lo può permettere!), truffe ed aggressioni dietro l’angolo. Ho telefonato a una signora per dirle che un nostro volontario poteva andare a ritirarle un pacco presso un ufficio postale, prima sarebbe passato da lei a prendere la ricevuta e la copia di un suo documento di identità. La signora per tutta la telefonata ha pensato che volessi raggirarla per impadronirmi del pacco o svaligiarle l’appartamento, e ha concluso che si sarebbe rivolta al vicino quando tornava dalle vacanze.
Poi c’è il capitolo denunce: disservizi, orari ridotti, chiusure. Provo a dire ai miei interlocutori all’apparecchio telefonico che sono un guaio per tutti. Colpiscono tutti i cittadini, di tutte le età. Ma poi mi rendo conto della stupidità delle mie risposte. Provo a immaginare che significa per una persona con ridotte capacità motorie scoprire i ritardi di un mezzo pubblico, una corsa soppressa di un treno, la modifica a una linea dell’autobus; cosa significa per una persona in difficoltà già per fatti suoi, districarsi tra medici sostituti, nuovi orari, chiusure per ferie dei negozi e delle farmacie; che significa per un anziano che si trova da solo, essere colpito da un malore, o comunque fronteggiare un’emergenza, fosse pure la bombola del gas che finisce. E le cose non cambiano di molto se anziché di uno solo, si dovesse trattare di una coppia di anziani.
Dopo la solitudine, i rischi, le paure, le denunce, nell’elenco degli argomenti ricorrenti nelle telefonate ci sono le aspirazioni. Gli anziani vogliono vivere e vogliono vivere bene. Certo innanzitutto desiderano che qualcuno gli dia una mano per la spesa, per le ricette, per il medico e qualche passeggiata; sarebbe necessaria qualche integrazione delle, in genere, modestissime pensioni, e qualche esenzione o riduzione di tasse; ma quando arrivano a esprimere i loro pensieri più profondi, le loro aspirazioni sono altre. La prima è rimanere nel proprio quartiere, dove magari vivono da sempre. Nella propria casa, adeguata alle proprie esigenze, abbattendo barriere sempre più insormontabili e dotandola di nuove tecnologie, come le vedono in tv. Ma anche con una rete di prossimità, il vicinato, e tante occasioni di incontri e socializzazione. Senza spostarsi. A parecchi non dispiacerebbe, se fossero costretti ad andar via, vivere con altre persone in casette singole o appartamentini indipendenti, e poi spazi comuni, con servizi e opportunità direttamente presso di loro. “Non solo vecchi”, si raccomanda una signora che ha superato gli ottanta.
Le loro aspirazioni coincidono perfettamente con le più evolute teorie sull’invecchiamento attivo e le più illuminate politiche sociali per gli anziani, che mirano insieme alla qualità della vita, all’ottimizzazione degli interventi e al controllo della spesa. Non coincidono purtroppo con le politiche dei nostri governanti, che passano da tagli indiscriminati alla rincorsa delle emergenze, quando periodicamente si presentano.]