I PROFESSIONISTI DELLE PIAZZE

Franco Buccino

(Repubblica ed. Napoli, 3 maggio 2017)

Mi sembra una bella idea quella del sindaco di creare uno sportello per i napoletani a difesa della propria città. Naturalmente non vorrà porre limiti alle materie su cui esercitare la difesa e avrà il buonsenso di affidare la valutazione delle offese a un’autorità esterna. Lo sportello può contribuire a motivare i napoletani a partecipare alla vita pubblica e a rigenerare i corpi intermedi di rappresentanza. Perché il più grande problema che oggi affligge Napoli, forse, è proprio il vuoto determinato dalla profonda crisi dei partiti e dei corpi intermedi, che si accompagna all’atavica scarsa partecipazione alla vita sociale, civile e politica.
In un tale contesto di vuoto e assenze vengono ogni tanto alla ribalta gruppi e singoli personaggi che si atteggiano e si spacciano impunemente per rappresentanti o espressioni autentiche dei napoletani. E dei loro problemi, bisogni, aspirazioni, sentimenti. Alcuni hanno in comune di essere eterodiretti o formati da professionisti della protesta. Gruppi sempre più esigui che manifestano per le strade, accompagnati da un numero esagerato di poliziotti e carabinieri, bloccando sistematicamente la città. Gruppi ancora più ridotti e organizzati che protestano giorno e notte sotto palazzo San Giacomo. “Rappresentano” la fame di lavoro, di casa, oppure la fame e basta. E poi centri, movimenti e sedi occupate: tante persone perbene impegnate su alcuni temi, e però anche alcuni irriducibili, sempre presenti dove c’è da manifestare. Ma non per manifestare.
Ci sono infine i movimenti di opinione, con maggioranze fluttuanti, trasversali all’intera società. Con dispute sempre accese. Sia che l’oggetto del contendere possa sembrare effimero, come i baffi della scogliera antistante la Rotonda, o più impegnativo, come l’assistenza agli alunni con disabilità. Ma i movimenti d’opinione diventano molto più compatti e determinati, e quindi politicamente attraenti, quando si contende con soggetti esterni alla città. La squadra del Napoli, bistrattata da arbitri, televisioni e giornali del nord, i nostri tifosi odiati. E poi tutti i luoghi comuni: terroni, sfaticati, furbi, camorristi. Scatta l’orgoglio della napoletanità. Con i social che diventano una gigantesca cassa di risonanza.
Luigi De Magistris su questo terreno di opinioni e polemiche sta completamente a suo agio. Per la verità è sensibile anche agli altri movimenti, oltre quelli di opinione, e qualche volta si trova in evidente difficoltà per queste frequentazioni, come si è visto in occasione della visita di Salvini, o quando in qualche manifestazione, accompagnato in trasferta da centinaia di concittadini, magari a spese del Comune, si ritrova anche con estremisti pluripregiudicati.
Ma lui lavora alla costituzione di un movimento politico nazionale. Chi sa come riuscirà a mettere assieme sinistra radicale e neoborbonici. Il guaio è che molte delle azioni e delle uscite per cui è famoso le fa in quanto capo del nascente movimento e non certo in qualità di sindaco di Napoli. E non si rende conto che rappresenta più spesso l’anima del suo movimento che non i cittadini napoletani. Dovrebbe stare più attento a non usare in modo strumentale la sua carica istituzionale. Anche perché, se prende piede l’iniziativa “Difendi la città”, i napoletani presto potrebbero passare dalle denunce delle offese che provengono dall’esterno a quelle che si consumano all’interno della città. E in questi casi, si sa, il sindaco passa, a torto o a ragione, come il responsabile di tutti i guai e i problemi della città.

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