Corsi concorsi e ricorsi.

I travagliati iter dei concorsi a dirigente scolastico e nuove proposte

Franco Buccino

Nel mondo della scuola è sempre al centro dell’attenzione il concorso per dirigenti scolastici, ormai in avanzata fase di svolgimento. Sembra che l’Amministrazione scolastica stia valutando l’ipotesi di annullare lo scritto: per l’incredibile numero di ricorsi che i candidati stanno producendo e per le anomalie denunciate da più parti.

Nella scuola il numero degli addetti, la varietà di rapporti di lavoro, la ripetizione parossistica di una serie di operazioni, danno vita a un ciclo continuo di ricorsi, che non solo creano caos, sospetti, risultati sballati, tempi sempre più lunghi di attuazione di corsi e concorsi, ma spesso intralciano pesantemente il regolare svolgimento delle lezioni.

Negli anni passati si trattava di ricorsi e controricorsi che nella scuola nascevano e nella scuola si concludevano. Poi la musica è cambiata. Man mano il ricorso è diventato sempre più “scientifico”, è passato dalle mani di addetti dell’Ufficio sindacale in quelle di procuratori, avvocati, uffici legali. Ci sono perfino sindacati giovani che sono nati negli ultimi decenni da studi legali specializzati in ricorsi. Propongono possibilità di ricorsi a tutti, in tutte le situazioni. A chi non ha i requisiti di servizi, a chi neanche il titolo di studio, a chi non ha superato lo scritto. All’inizio ci sembrava impossibile, ma presto abbiamo dovuto ricrederci.

Peccato che le cose vadano particolarmente male nei concorsi per dirigenti scolastici. Quel che succede adesso già si è ripetuto nel recente passato. Sono sconcertati non solo alunni e famiglie, ma anche tanti giovani insegnanti e aspiranti insegnanti. Le stanno tentando tutte nell’organizzare il reclutamento dei dirigenti scolastici. Ma siamo lontani da una soluzione accettabile, un concorso cioè che selezioni i migliori e che non offra il fianco a facili ricorsi.

È venuto il momento di esprimersi liberamente su nuove procedure di reclutamento, esplorando anche terreni infidi. E infatti le due idee che vengono in mente a me, derivano entrambe dalle cose che ci dicevamo negli anni “eroici” del post Sessantotto. Quando pensavamo che il riconoscimento della professionalità, la stessa individuazione del futuro preside, dovessero essere interni alla scuola, dovessero venire dal mondo degli insegnanti. Il tutto si sintetizzava nel famoso “preside elettivo”, il primus inter pares. L’irruenza, la voglia di provocare, non ci portarono bene in quelle “battaglie; e soprattutto non fecero emergere quello che di positivo e di profondamente vero c’era nelle proposte.

La prima idea è di realizzare nelle scuole una sorta di primarie per individuare i colleghi che possono partecipare al corso-concorso a dirigente scolastico. Essere scelti, anche come unico requisito. Senza possibilità di ricorsi… Più in linea con il ruolo e la missione della scuola, con la funzione collegiale e cooperativa che praticano nella loro attività docenti e dirigenti. Si tratterebbe di una prima scrematura: i prescelti, almeno la maggioranza dei prescelti, avrebbero quelle doti che i docenti ritengono fondamentali per svolgere al meglio il ruolo di dirigente

La seconda idea è di far scegliere ai dirigenti scolastici del territorio i colleghi che dovranno costituire, nello stesso tempo, parte delle commissioni d’esame e dei team di formatori per il corso concorso. E così avremo dirigenti e docenti nel percorso formativo che già si conoscono, già hanno sperimentato moduli e soluzioni didattiche, lavorando assieme sul campo. Dovrebbero essere un po’ il meglio delle due categorie. Proprio per questo dovranno stipulare fin dall’inizio un vero e proprio patto educativo di piena corresponsabilità nelle azioni progettuali del corso concorso. Impegnandosi i corsisti a mettere da parte denunce, reclami e ricorsi, così come fanno la quasi totalità degli studenti con i loro insegnanti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *