di Franco Buccino
Ci si sta muovendo sul fronte scuola. Ma non quanto servirebbe, vista la possibile, per tanti probabile, ripresa della diffusione del virus in autunno.
Deve essere chiaro a tutti che una nuova eventuale chiusura delle scuole, e peggio ancora la mancata riapertura, significherebbe, per tantissimi alunni e studenti, danni nella crescita umana e formativa, paragonabili ai danni da coronavirus a cuore, polmoni e cervello.
Per non arrivare a drammatiche decisioni, docenti, personale amministrativo e dirigenti, devono essere pronti a recuperare quello che nei mesi scorsi non hanno potuto fare.
Ben venga il ripensamento del presidente della Regione Vincenzo De Luca sull’avvio dell’anno scolastico: anche il recupero di una settimana è importante.
Dobbiamo andare ben oltre quelle videolezioni, che hanno caratterizzato gli ultimi mesi dell’anno scolastico, quando è esplosa la pandemia: videolezioni non per tutti. Bisogna essere pronti anche a correre dei rischi, anche a inventarsi nuove e faticose forme di didattica.
Inutile pensare e sperare in figure taumaturgiche ed eroiche, il commissario Arcuri e la ministra Azzolina novelli san Giorgio e Giovanna d’Arco.
Non dimentichiamo che le mascherine sono arrivate fuori tempo massimo e che il ministro, al di là delle sue capacità, sta facendo il noviziato ai tempi della pandemia.
Noi piuttosto, personale della scuola, mettiamoci più impegno e più disponibilità.
Non facciamo credere che uno dei nostri principali obiettivi sia la settimana corta, salvare il sabato. Non ci appassioniamo alle ore di 50 o 45 minuti. Non mettiamo le mani avanti dicendo che ci vogliono più insegnanti, più collaboratori scolastici e classi dimezzate. Certo che dovrebbe essere così. Ma non dimenticate tutte le situazioni, molto meno gravi, che ci hanno visto far fronte a classi scoperte, a bidelli neanche uno per piano, a classi numerose o addirittura accorpate. Andare ben oltre il proprio orario, saltare il giorno libero.
Accompagnare per una settimana i ragazzi in gita, senza nessuna trasferta, per non deluderli.
Noi siamo fatti così, ne sono sicuro!
Allora, cominciamo ad appropriarci del ruolo di protagonisti. Ci tocca e ci spetta in questa situazione.
Fanno bene i dirigenti a pensare alla logistica, agli spazi, ai rapporti istituzionali giusti con provveditorati ed enti locali.
Ma sosteniamo noi, con il nostro entusiasmo e la nostra passione, i ragazzi e le loro famiglie, tutta la nostra comunità.
Dobbiamo prepararci non solo allo screening per la gioia di De Luca.
Pensiamo a nostre forme organizzate, perfino a gruppi operativi e strutturati. Con profondo senso di collaborazione, ma con la voglia di risolvere tutti i problemi che nasceranno, senza far vincere timore e burocrazia.
Tutti insieme, il personale della scuola: con il nostro ruolo determinante la scuola ce la farà. E con la scuola, tutto il paese.
È questo l’appello che mi sento di lanciare, ora che ci avviciniamo ad uno dei periodi più difficili per la nostra scuola.