Franco Buccino
“Scuola: la riapertura non è scontata”. “Se i contagi salgono c’è un problema serio”. Sono gli allarmi di queste ore. E, in ogni caso, soprattutto nell’ipotesi di classi divise in due, mancano migliaia e migliaia di banchi, aule, spazi. E con gli spazi mancano docenti e collaboratori scolastici.
Ci si dimentica di dire che questa situazione ci ricorda vagamente quella di ogni avvio di anno scolastico. Sono operazioni che già in tempi normali l’amministrazione realizza tra dicembre e gennaio. Ma in molte scuole doppi turni, rotazioni, orari ridotti, uscite anticipate anche senza preavviso, attività alternative spesso con scarsa valenza didattica, vanno avanti per periodi ancora più lunghi.
Mi sembra un tantinello ipocrita addossare al coronavirus ogni responsabilità. Perfino da parte dei miei colleghi presidi (che, detto per inciso, aderiscono a vari sindacati e associazioni, e non a una sola).
Stanno in buona compagnia, con il ministro Azzolina, i dirigenti del ministero e i vari comitati. Perché? Perché si è detto fin dall’inizio che con l’autunno sarebbero aumentati i contagi. Già dai mesi scorsi, diciamo da maggio, varie cassandre abbiamo chiesto piani e risorse per organizzare il nuovo anno scolastico. A cominciare dall’urgenza di nuovi spazi, mentre al ministero discettavano sulle rime buccali.
La disponibilità di qualche miliardo del gruzzolo complessivo racimolato ha illuso molti che si sarebbero risolti tutti i problemi. E invece i soldi non sono tutto.
L’ha scoperto Arcuri, che prima di dicembre non avrà tutti i banchi. Ma forse non avrebbe neanche dove riporli, mancando così numerose aule in tutto il paese. L’ha scoperto Azzolina con tutto il ministero, che da settembre assegnerà supplenze annuali a iosa, e speriamo ai precari giusti. E la smettessero con il tormentone della mascherina!
Dal 14 settembre non ci sarà nessun imprevisto, ma è tutto largamente previsto: il numero di contagi, mancanza di aule, banchi, bidelli, cattedre vacanti.
Per favore non si trovino giustificazioni, né si faccia a scaricabarile: le scuole sui comuni e sugli uffici scolastici, i provveditorati sul ministero, gli enti locali sul governo.
Ma chi ripagherà i nostri alunni, i nostri figli e nipoti, per i danni loro arrecati, alcuni irrecuperabili?
È per questo motivo, e solo per questo, che alcuni di noi non ci rassegniamo e proviamo ancora, in zona Cesarini, a fare proposte. Sempre dando per scontato di poter contare sulla disponibilità, fino all’incredibile, di tutto il personale della scuola. Le proposte al momento sono solo due. La prima riguarda gli spazi, la seconda il personale. La prima: dare potere ai sindaci di arrivare fino alla requisizione di locali idonei allo svolgimento delle attività scolastiche e di assegnarli alle scuole e ai plessi scolastici. Senza far litigare i presidi tra loro: sta già avvenendo, come se fosse in gioco il prestigio delle scuole. La seconda, relativa al personale: rivolgersi a presidi, docenti, amministrativi e collaboratori scolastici in pensione, anche da più anni. Che diano la propria disponibilità a svolgere, avendone i requisiti, in modo volontario e gratuito, la stessa attività che svolgevano quando erano “in servizio”. In attesa degli aventi diritto, o anche in termini aggiuntivi.
Non storcete il naso per queste proposte.
Che ricordano requisizione e precettazione: termini da tempo di guerra.
Più guerra di quella che ci aspetta?