Franco Buccino
Mentre avanza, inesorabile, la nuova ondata di coronavirus. Mentre siamo alle prese con misure vecchie e nuove (e intere categorie si rivolgono al governo , che apre la borsa con generosità, come se i soldi non servissero ad altro). Mentre si affaccia la sciagurata ipotesi di non riaprire le scuole (e qualcuno tira un sospiro di sollievo…), entro sabato si presentano le liste per le elezioni di settembre. Anche in Campania. Liste di partiti, collegate, apparentate, liste civetta, liste civiche. Ce n’è per tutti i gusti. Le liste di De Luca con candidati seri e competenti, ma anche con tanti impresentabili, tanti voltagabbana. Il Pd, che alla fine sostiene De Luca, ma con tanti dubbi e lacerazioni al suo interno, alle prese con la novità dei Cinque Stelle aperti alle alleanze. Il centrodestra ancora in fase di assestamento, con Caldoro più a suo agio come ex presidente che come candidato; e Fratelli d’Italia che scalpitano a Napoli, numerosi e variegati. Gli occhi e la testa di tutti gli schieramenti rivolti alle elezioni amministrative di Napoli in primavera per il dopo de Magistris. E poi il turbinio delle liste generosamente definite civiche.
E torna puntuale a questo appuntamento la società civile.
Non con liste, laboratori sperimentali, prestiti alle coalizioni, ma società civile tout court. Una massa indistinta di intellettuali, professionisti ed altri, che entrano in gioco al verificarsi di determinate situazioni (disagio sociale, periferie, bullismo, fatti gravi di cronaca, il lungomare), ma soprattutto quando ci sono in ballo competizioni elettorali. In entrambi i casi, è vero, sono chiamati in causa dall’esterno, ma non si fanno pregare, e non lasciano la scena se non quando si sono spenti i riflettori. Conosco rappresentanti della società civile che resistono da trent’anni e oltre. Con pochi che accettano incarichi istituzionali o fanno scelte di partito.
Sembra un loro merito, e, invece, secondo me, questa assenza di contaminazione è di grave danno ai partiti, alla politica, all’amministrazione della cosa pubblica. Partiti senza dibattito e senza cultura; politica spesso nelle mani di mestieranti; governi locali e nazionale privati di competenze ed eccellenze. Dovrebbero avere più coraggio e più umiltà i rappresentanti della società civile.
Dovrebbero non solo apparire nei giorni festivi, dei grandi eventi, delle giornate drammatiche, ma essere presenti e operativi nei giorni feriali, ordinari, comuni, nel corpo della società, nel cuore delle istituzioni, pronti a confrontarsi e a collaborare con i politici di professione, con gli amministratori pubblici.
La contaminazione non è facile, lo so. Si rinuncia a proprie caratteristiche e anche a qualche principio, ma in situazioni difficili e pericolose si fanno scelte coraggiose.
Con generosità e avendo come fine il bene comune. E nei tempi bui, nei tempi difficili ci salvano gli eroi. Se a qualcuno sembra retorica, provi a ricordare l’impegno di medici e infermieri ai tempi della recente pandemia. Se si fossero fermati al proprio dovere, turni, precauzioni, diritti sindacali, ne sarebbero morti di meno tra di loro, ma molti di più tra i pazienti. Anche la scuola comincerà e andrà avanti con la generosità e magari l’eroismo di tanti docenti, dirigenti, amministrativi e collaboratori scolastici. Che salveranno così tanti ragazzi, evitando loro danni irreparabili.
A completare il quadro ottimistico del domani che ci attende, delle risorse di cui disponiamo per combattere e vincere, ci vuole l’impegno della società civile, che sostenga le comunità, con le parole, l’arte, la cultura, le scienze, le professioni, le competenze, la solidarietà predicata e praticata.