Franco Buccino
REPUBBLICA ed. Napoli, 14 dic. 2020
Siamo la regione con il minor numero di giorni di scuola in presenza. Così come eravamo e siamo tra le regioni con la maggiore percentuale di dispersione e abbandono scolastico. Ci sarà uno stesso, identico, motivo?
Abbiamo provato, in tanti, a motivare gli insegnanti, richiamandoli al senso più profondo della loro professione. A convincere i cittadini dei danni irreparabili a quel processo di formazione dei ragazzi, che si realizza a scuola. A essere possibilisti sulla necessità di chiudere le scuole per il tempo strettamente necessario, per poi riaprirle e recuperare per quanto possibile il tempo e le opportunità perse. Magari di sabato ( che c’entra la domenica?).
Le risposte sono, in gran parte, del tutto inaccettabili. O meglio: tutti riconoscono l’irrinunciabile ruolo strategico della scuola nella formazione dei ragazzi; tutti, ormai, sono convinti che la didattica a distanza può essere utile, ma mai sostituire quella in presenza; tutti, in teoria, sono pronti a fare grandi sacrifici per una scuola che funzioni e assolva il suo compito. Questo in teoria; nella pratica quotidiana c’è sempre un valido motivo a tener chiuse, con gran rammarico (?), le scuole.
E un valido motivo sempre lo si troverà; sempre lo troveranno tutti, come si dice, gli attori. Vediamo. Cominciando da un’associazione di presidi, che è diventata “l’associazione” dei presidi. Trasporti dedicati per gli alunni, ingressi e uscite sfalsate, più spazi anche fuori degli edifici scolastici, classi divise con un organico aggiuntivo consistente… e tante altre proposte, sapendo in partenza che sono in gran parte del tutto irrealizzabili. Forse sarebbe meglio dedicarsi a motivare tutto il personale, a trovare e a inventarsi spazi di flessibilità, a superare l’immobilismo e la rigidità che caratterizzano l’organizzazione delle scuole anche al tempo della pandemia.
Sarebbe meglio, e sarebbe stato meglio, dedicarsi all’aggiornamento degli insegnanti sulla didattica a distanza. Perfino a valutare la quantità e la qualità delle lezioni on line, e non lasciarle solo al giudizio, spesso impietoso, di genitori che le seguono con i figli. I sindacati della scuola, così come le altre categorie del pubblico impiego, vivono tutte le difficoltà derivate dalla pandemia, insieme a quelle di contratti non fatti, di riforme non attuate, anche per loro responsabilità, per mancanza di coraggio, a cominciare dall’autonomia. Oggi credo sia un problema serio lo scollamento tra i lavoratori pubblici e i cittadini. E non solo nella scuola o nei trasporti.
Governo, regioni, amministrazioni locali, non sembra che abbiano finora tenuto in gran conto le scuole. Lo si è visto dalla facilità con cui le hanno chiuse, con la facilità con cui si sono rassegnati agli eventi. Ricordate l’avviso di de Magistris nell’ultima allerta meteo: nidi, asili, prime elementari, chiusi! Fa una certa impressione. Ci mancano tanto gli studenti e le loro proteste. Studenti senza scuola sono come gli operai senza fabbrica. Dobbiamo mettere in conto anche questo vuoto di “educazione civica” nella loro formazione. E che dire del nostro governatore che già ha messo le mani avanti rispetto alla riapertura il 7 gennaio? Al confronto, Azzolina rischia di diventare un’eroina, chiedendo scuole aperte senza far niente.
Scuole aperte vengono richieste con forza, anche nella nostra città e nella regione, da gruppi di genitori. Apprezzabili, ma poco rappresentativi della “categoria”. E con un immancabile carattere elitario, tra Vomero e Bagnoli. È quella società civile che dovrebbe convertirsi al ruolo di cittadini ordinari. Coraggio!
È facile trovare da ridire, lo so: soprattutto di questi tempi. Ed anche ingeneroso nei confronti dei tanti che ce la stanno mettendo tutta. Posso anche far marcia indietro e chiedere scusa a tutti. E però dobbiamo prendere tutti assieme un impegno, soprattutto per Napoli e per il Sud: mettere la scuola al centro dei nostri progetti di rinascita. Con soldi, riforme e disponibilità, entusiasmo. Recuperando antichi, atavici ritardi e smettendo vergognose maglie nere. Sapendo che i nostri figli e nipoti ci perdoneranno tutto, anche di averli lasciati più poveri, ma più ignoranti no!