SCUOLA, IL POTERE BUROCRATICO

05/08/2010, Repubblica ed. Napoli

Franco Buccino

Dopo una lunga e complicata gestazione è arrivata la nomina del nuovo direttore scolastico regionale della Campania, Pietro Esposito. A novembre scorso il pensionamento di Alberto Bottino; per alcuni mesi la sede scoperta; poi la reggenza nientemeno che del direttore generale del personale; finalmente nei giorni scorsi la nomina dell’ ispettore Esposito. Questo travagliato percorso e il ritardo nella soluzione non sono stati senza conseguenze per il sistema delle scuole pubbliche in Campania. Già il ritardo in sé la dice lunga sui problemi della scuola in Campania, politici, amministrativi e organizzativi. Il ritardo ha avuto alcune gravi conseguenze. La prima. I mesi di “interregno” hanno coinciso con l’ applicazione della cosiddetta riforma Gelmini, segnata da decisioni dolorose prese in pratica direttamente dal ministero. Senza nessuna opposizione si è proceduti sulla strada maestra dei tagli. Non ci sono stati neppure i quesiti e le richieste di interpretazione delle circolari, che complicano e rallentano le scelte spesso drastiche del ministero: chi faceva le circolari e chi le doveva attuare erano fisicamente la stessa persona. Sono inoltre divenuti più difficili e occasionali i rapporti dell’ amministrazione scolastica con il sindacato generale – non è una novità – e con i governi, regionale, provinciali e locali. La seconda conseguenza. Tutta interna all’ amministrazione scolastica. L’ assenza per tanti mesi del direttore scolastico regionale ha rimesso in discussione il processo mai concluso, e mai “digerito”, della regionalizzazione del sistema scolastico, a vantaggio degli ex provveditorati, tornati a essere centri di potere e di decisioni. A cominciare dall’ ufficio scolastico provinciale di Caserta che tentò di schedare gli alunni immigrati, a tutti gli altri che hanno recuperato potere soprattutto nella gestione del personale o nel riesumare specificità, che sarebbe più esatto chiamare privilegi, inaccettabili in questo momento drammatico che vive la scuola pubblica. Il vuoto della direzione regionale e il ritrovato potere degli uffici provinciali ridimensionano l’ autonomia delle scuole e fanno, naturalmente, il gioco del ministero e della sua vocazione centralista. Perché è più facile governare cento ex provveditorati che venti direzioni generali regionali. La terza conseguenza dannosa del ritardo nella nomina del direttore della Campania riguarda i sindacati dei lavoratori della scuola. Che, in linea con le scelte nazionali, hanno smesso il ruolo vertenziale nei confronti dell’ amministrazione, con l’ eccezione della solita Cgil, hanno ridotto di molto le contrattazioni, hanno intrapreso un’ attività di gestione ordinaria, di tutele individuali, scoprendone la facilità e i vantaggi. Porto due esempi relativi al settore che conosco meglio, quello dei dirigenti scolastici. Nei giorni scorsi sono stati pubblicati i movimenti, cioè gli spostamenti di sede. Quasi niente è lasciato al caso o ai meriti individuali. C’ è perfino chi ottiene la sede del coniuge che va in pensione, dopo aver sistemato sulla propria scuola persona di fiducia. Chi per via di un dimensionamento, o di una segnalazione “pesante”, si ritrova, bruciando le tappe, sulla sede agognata. Normalmente ci sarebbero voluti una decina d’ anni. Ora, rispetto alle proteste generali, si tenta un improbabile passo indietro. Ancora più clamorosa la questione delle proroghe. Un drappello consistente di presidi anziani non si rassegna al pensionamento pur avendo raggiunto i limiti previsti dalla legge. L’ amministrazione li proroga anche fino a 70 anni, con la motivazione scritta nel decreto che le loro professionalità sono in pratica indispensabili per i processi di riforma in atto. Con buona pace di quanti auspicano il rinnovamento e il ringiovanimento della scuola e del personale della scuola. Con questi nuovi problemi, che si aggiungono ai problemi di sempre, si deve misurare il neodirettore regionale. Che ha un vantaggio non indifferente rispetto ad altri: appartiene alla scuola militante. Della scuola ha percorso i vari gradi: docente, preside, ispettore. E sono sicuro che gli interessi della scuola, delle scuole della Campania, mai potrà mettere da parte.

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