Franco Buccino
Dello storico discorso di Benedetto XVI al Concistoro rimane quasi più impresso del declaro me renuntiare quell’ ingravescente aetate che lo precede. Un ablativo assoluto di rara efficacia, che sembra essere come le sabbie mobili che imprigionano chi con imprevista e audace libertà pensava di sfuggire al suo destino. Come la lava che avanza, incombe, ricopre la sua vittima e si solidifica, e si stratifica. Dello sventurato, dopo qualche millennio, solo un calco potrà rendere il tentativo di fuga e l’attaccamento alla vita. Sembra un duro colpo per i profeti e gli strateghi dell’invecchiamento attivo. Sembrano sfumare nel nulla le campagne e le prediche di un anno intero. E infatti, subito dopo il gran rifiuto ecco da alcuni richiamare Terenzio, rivisitato da Cicerone e Seneca, che ammonisce: senectus ipsa est morbus, la vecchiaia stessa è una malattia. E c’è chi subito chiede a gran voce che si dimettano, vadano via quelli che da anni ricoprono incarichi pubblici, qualificati come anziani, quasi come se rappresentassero tutti gli anziani.
Senza avventurarci nelle implicazioni teologiche ed ecclesiologiche del gesto di papa Benedetto, e neanche in quelle curiali e politiche, c’è da riflettere sul destino dei vecchi fra gli anziani. Agli anziani tocca anche, a un certo punto, la responsabilità di fare il bilancio della propria vita, assistere e vivere il proprio decadimento fisico e intellettuale, e testimoniarlo ai bambini, ai giovani e agli adulti, fino alla fine, alla fine naturale. Tocca a tutti: papi, cardinali, preti comuni, uomini e donne. Alcuni non si rassegnano, altri sono preoccupati per il ruolo e le responsabilità che ricoprono, per gli effetti che le loro eventuali condizioni fisiche e mentali possono avere sull’ufficio che svolgono. E certo non ci sono incarichi a vita, i ministeri sono servizi, anche quelli più importanti, perché praepositi sumus, servi sumus, come si legge negli Atti degli Apostoli. Chi non li può svolgere, forse, è giusto che si faccia indietro.
Ma stiamo parlando di papa Benedetto che tra qualche settimana compie ottantasei anni. Se avesse fatto l’insegnante sarebbe andato in pensione a sessanta anni o poco più, da professore universitario avrebbe lasciato a settanta. Ci sono venti e più anni in cui cose di qualche importanza forse le ha compiute. O no? L’invecchiamento attivo è una strategia da applicare proprio a questa fascia d’età, che oggi si può pensare possa concludersi in termini di vita attiva e pubblica a ottantasei anni, domani chissà. E allora, mi dispiace per i tanti anzianofobi, ma Benedetto XVI può divenire da vecchio che soccombe all’”ingravescente” età, testimonial dell’invecchiamento attivo!