Gli intellettuali questi inconcludenti

Franco Buccino

(Repubblica ed. Napoli 5 aprile 2013)

I podisti che di buonora passano per via Caracciolo non incontrano più la gatta nera e il cane bianco, che tutte le mattine fraternizzavano, complici i bocconcini che una signora offriva loro. Incontrano, invece, auto e bus di linea, dopo il crollo alla riviera di Chiaia. Correndo, correndo, parlano delle diatribe tra Comune e Ansaldo rispetto al crollo e guardano con apprensione ai tempi di restituzione del lungomare, che si allungano.

Un semplice crollo, di un’ala di un palazzo, per fortuna senza vittime, mette fine ad accese e interminabili discussioni: le direttici del traffico, la ztl del mare, i baffi della scogliera davanti alla rotonda, troppo posticci per essere veri. Ridimensiona e ridicolizza altri problemi: le corsie preferenziali, le modeste buche che tappezzano il manto stradale. E i podisti, parlando, parlando, scoprono che come d’incanto tutti i locali del lungomare e del centro città si sono dotati di una sorta di gazebi, che coprono e proteggono gli spazi pubblici già abusivamente occupati. Bar, ristoranti, pub e pizzerie, a gara, fanno mostra di teloni, trasparenti o colorati, arrotolati o stesi a proteggere i clienti dai cingalesi e dalle loro rose o dalle intemperie, o dai gas delle auto, la cui presenza loro per primi hanno reclamato. È inquietante vedere i locali autorizzati tutti assieme o comunque così ben sincronizzati. Altre questioni meritavano la sincronia dei napoletani in questi ultimi mesi. Per lo meno quella degli esponenti della cosiddetta società civile.

I quali, invece, hanno ascoltato senza batter ciglio la notizia che la biblioteca dei Girolamini era stata dilapidata e saccheggiata, sotto gli occhi complici di don Marsano il conservatore, dal direttore De Caro, il quale ha trovato anche il tempo di sottrarre alla Biblioteca Nazionale un’opera di Galilei sostituendola con una copia ben falsificata. Hanno assistito, seccati, alle incursioni di intellettuali del nord, venuti a difendere i libri dell’avvocato Marotta, finiti, quasi rifiuti speciali, in un non meglio precisato capannone di Casoria. Hanno riso sotto i baffi quando il maestro De Simone, eccentrico e sdegnato, ha abbandonato la città e si è insediato, col Museo e la Scuola, a villa Savonarola di Portici. Davanti al rogo di Città della scienza non hanno potuto esimersi dal partecipare alle fiaccolate, ma subito dopo, mentre le macerie ancora fumavano, si sono ferocemente divisi sul destino dell’area di Bagnoli, con una maggioranza sospetta di ambientalisti dell’ultim’ora.

 Gli esponenti della società civile, in primo luogo gli intellettuali, a Napoli non svolgono un ruolo a vantaggio della città, quello che compete loro. O sono assenti o, quando sono presenti, litigano: prendono spunto dai problemi della città nelle loro discussioni, anziché affrontarli. Peccato, perché sono una delle tre componenti della città. Innanzitutto ci sono i cittadini, la cittadinanza, il popolo; poi ci sono i rappresentanti del popolo, gli eletti, i politici, quelli che ricoprono gli incarichi nelle istituzioni; infine ci sono loro, i cittadini più rappresentativi, che dovrebbero orientare insieme cittadini e amministratori della città, che dovrebbero inserirsi tra i primi e i secondi, selezionare le istanze, i bisogni espressi e inespressi, tradurli in progetto e consegnarli agli eletti. In genere gli amministratori a Napoli vanno per fatti loro, e si vede. Ma anche quando il sindaco è stato voluto da componenti importanti della società civile, piuttosto che dai partiti, le cose non vanno molto meglio. Non sappiamo se è la società civile che non sa orientare il sindaco, o se è lui che non si vuol far guidare. Rende a pieno l’idea del suo scollamento dalla città, dai cittadini e dalla stessa società civile, l’immagine del sindaco di Napoli alla manifestazione in val di Susa: solo lui e il gonfalone della città.

E in questo contesto di soggetti che non svolgono il proprio ruolo, i cittadini sempre più stanchi assistono a mere esercitazioni, quali le ztl, le piste ciclabili vere o disegnate, il lungomare liberato, le coppe ed altri grandi eventi, come gli annunciati sforamenti del patto di stabilità. E intanto la città brucia, è tutta un rogo. È aperta la discussione su dove ricostruirla.

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