Franco Buccino
(da Repubblica ed. Napoli del 19 maggio 2013 pag. XIV)
Ieri sera sono stato a Scampia per la “vendita” della pasta. In realtà è una raccolta fondi che l’Auser fa ogni anno per sostenere le sue attività del Filo d’Argento. Una sottoscrizione, e si riceve in cambio un pacco di pasta: una pasta particolare, una pasta antimafia, da una collaborazione con Libera che parte dalle terre confiscate, per gli anziani fragili e soli. Una raccolta fondi che continua anche oggi in centinaia di piazze in tutta Italia. Ma l’evento, nella versione napoletana, a Scampia non poteva fermarsi alla “vendita”; ed ecco che la pasta oltre ad essere venduta, è stata cucinata dai volontari e mangiata da tanta gente. E poi musica e canzoni. A dare man forte ai volontari di Scampia, i soci dell’Ulten, l’università per tutte le età di via Nardones, reduci da una lezione con visita alla chiesa di Santa Brigida, e l’Auser di Salerno orientale con il suo coro, diretto da un musicista che negli anni sessanta e settanta accompagnava con la chitarra famosi cantanti nelle tappe salernitane dei loro tour. Un bel momento di allegria e spensieratezza di soci e volontari anziani, ma sempre con la capacità di parlare agli altri. Non te la cavi regalando i cinque euro; sei costretto a confrontarti e sei coinvolto nella loro iniziativa: la spaghettata, la musica. Ma non solo: vedi con occhi diversi, che ti interrogano, il loro impegno quotidiano in attività che mirano al benessere, alla promozione e alla protezione dei loro coetanei, soprattutto i più sfortunati, ma anche alla diffusione di modelli di stili di vita sani, alla salvaguardia e all’uso responsabile dei beni comuni, alla partecipazione democratica alla vita della comunità. Loro l’invecchiamento attivo non lo predicano soltanto, ma lo praticano.
L’altro sabato, poi, sono stato al Modernissimo per un incontro di Telefono Amico con i propri volontari e altre associazioni amiche. Sono arrivato in ritardo dopo l’introduzione e la proiezione di un video, ma ho avuto la fortuna di assistere al dibattito e alle testimonianze. Come si sentono arricchiti dall’esperienza della telefonia sociale i volontari; il livello di disperazione della gente anche per via della crisi; soprattutto la solitudine che rimane il male più profondo della nostra civiltà. E poi la competenza e la capacità di analisi degli operatori di un’associazione che agisce da quarantotto anni. Il telefono che non è solo un luogo e uno strumento di comunicazione, ma il luogo della mente e del cuore per l’incontro con l’altro: dopo un poco si vedono le persone e si ascoltano anche le parole non dette. La capacità di lasciarsi coinvolgere ed emozionare; il sapere cogliere i pudori e l’importanza dei silenzi, che solo ai superficiali possono sembrar nulla in una conversazione telefonica. Capire la crisi degli ultimi cinque anni attraverso le persone che telefonano e le cose che dicono: uno scenario terribile vissuto e raccontato in diretta, che fa alzare la voce per un attimo a quelle persone così serene ed equilibrate sulle chiacchiere inutili e i silenzi colpevoli della politica e delle istituzioni. Il dibattito si rivela un’esperienza arricchente, sarebbe stato molto utile per noi tutti, per mettere un po’ d’ordine nelle nostre telefonate, i telefonini, gli sms, le mail, a farci incontrare veramente con le persone e magari con noi stessi.
I volontari sono delle persone normali, diventano eccezionali perché decidono di dedicare gratuitamente un po’ del loro tempo e delle loro competenze alle altre persone, soprattutto a quelle che hanno dei problemi. I volontari sono dei cittadini comuni, diventano protagonisti e attivi perché nella loro esperienza di servizio toccano con mano le ingiustizie, l’abbandono, l’esclusione, il disinteresse per i beni comuni, l’idolatria per modelli di sviluppo insostenibili e sbagliati. E non ci stanno. I volontari sono persone come noi, diventano maestri perché con i loro ideali e le loro azioni ci aiutano a scoprire gli altri e, insieme, a vivere con più consapevolezza la nostra vita.