SE I DOCENTI PRECARI DIVENTANO UN AFFARE

(Repubblica ed. Napoli 18 maggio 2014)

Franco Buccino

Sono in aggiornamento le graduatorie ad esaurimento dei docenti non di ruolo, con abilitazione all’insegnamento. In Campania ci sono oltre 50 mila posizioni; poiché uno stesso docente può stare in più graduatorie, si stima che i presenti siano almeno 40 mila. Altre migliaia di aspiranti docenti campani scelgono altre regioni.

Si potrebbero chiamare graduatorie di precari, se non fosse che “precari della scuola” assume spesso una connotazione negativa, fa pensare a docenti senza titoli e senza merito, alle famigerate sanatorie che portano asini in cattedra. In realtà nelle graduatorie ad esaurimento ci sono tutti i tipi di docenti: quelli che hanno conseguito l’abilitazione presso una scuola interuniversitaria di specializzazione all’insegnamento, quelli risultati idonei in un concorso a cattedre, così come quelli che hanno frequentato un breve corso abilitante avente come requisito di ammissione un servizio di almeno 360 giorni. Docenti che hanno diverse lauree, master e perfezionamenti e docenti che hanno solo il titolo di studio richiesto nel vecchio ordinamento, magari un diploma di scuola superiore. Docenti che hanno incarichi annuali da dieci e più anni, docenti che hanno brevi periodi di supplenza da sommare per ogni anno, così come docenti che hanno tanto servizio prestato però solo in scuole private.

L’Amministrazione scolastica anziché indire concorsi, farebbe meglio a “pescare” dalle graduatorie ad esaurimento: troverebbe docenti con una lunga esperienza e anni di lavoro, docenti con una preparazione superiore sul piano sia scientifico che pedagogico-didattico, docenti con entrambe queste caratteristiche. In realtà le immissioni in ruolo sono sempre pochissime, mentre più consistenti sono gli incarichi annuali e le supplenze. E allora tali graduatorie sono importanti, e il loro aggiornamento è fondamentale. Avere punti in più è vitale per sperare nel lavoro: si risalgono posizioni attraverso servizi svolti e titoli acquisiti. Le preferenze, a parità di punteggio, aiutano molto. Un’invalidità superiore al 50% fa scattare per una certa aliquota la “riserva” di posto. Allora non stupisce che, a fronte di questa fame di punti di alcune centinaia di migliaia di docenti in tutta Italia, esistano vere e proprie organizzazioni specializzate a soddisfare le loro esigenze. Numerosissime organizzazioni che possiamo ordinare in tre tipologie.

La prima tipologia raggruppa università (libere, telematiche, statali), enti di formazione, associazioni professionali. Sono specializzate a fornire ai docenti titoli valutabili per le graduatorie. La seconda tipologia è quella degli studi legali specializzati nelle problematiche del mondo della scuola e dei precari. Occasioni di ricorso la scuola ne fornisce a iosa per via di decreti, circolari, bandi, spesso contraddittori. Nella terza tipologia ci sono gli uffici sindacali: non tanto quelli dei sindacati tradizionali, quanto quelli di nuove e nuovissime formazioni, a “servizio” dei precari. Fra tutti e tre i tipi di organizzazioni c’è un vorticoso giro di milioni di euro, molti pagati a nero. Spesso si sta ai limiti della legalità e delle regole.

Esami facili in libere università, cattedre in scuole private assegnate solo a supplenti segnalati, medici compiacenti in visite medico-legali, improbabili ricorsi di massa a costi stracciati. È così ghiotto il mercato che non potevano non metterci mano gruppi di malavitosi, specializzati nella falsificazione di documenti o nella contraffazione di titoli di studio, di abilitazione, di sostegno, di certificati di servizio, di modelli di invalidità. Figuriamoci se l’Amministrazione ha la possibilità di fare le verifiche. E spesso supplenti con un bagaglio così “confezionato” vengono spediti in regioni lontane.

Con tali organizzazioni hanno a che fare migliaia e migliaia di docenti precari, in attesa di ottenere un incarico o una supplenza nelle scuole pubbliche. E non sanno il destino che li attende: finire nelle mani di un’Amministrazione cinica, pronta a utilizzarli per il tempo strettamente necessario e poi a cacciarli via. Dalla padella alla brace.

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