Il destino comune di assistiti e volontari

Franco Buccino

(Repubblica ed. Napoli 8 agosto 2014)

È partita a Casoria, Arzano e Casavatore un’attività di assistenza leggera agli anziani: colloqui telefonici, compagnia a casa loro, spesa e medicinali, disbrigo pratiche e pagamento bollette, accompagnamento nelle visite mediche e in qualche passeggiata. Per otto settimane, quindici volontari, due coordinatori, tre associazioni: costo diecimila euro. Una buona notizia in quest’estate che non vede ancora l’emergenza caldo, ma tutte le altre sì: in particolare la solitudine degli anziani, spesso abbandonati a se stessi e in precarie condizioni economiche. Una buona notizia che, stranamente, non ha suscitato polemiche nel terzo settore. Appena qualche settimana, fa per una notizia analoga relativa all’emergenza estate a Napoli, si è detto di tutto, anche sulle pagine di questo giornale: un consorzio di cooperative, vincitore del bando del comune, è stato accusato di fare asso pigliatutto; una sigla importante, entrata a far parte solo di recente dell’associazionismo, ha sostenuto che quel servizio l’avrebbe fatto con molto meno danaro (con tutti i mezzi che si è portata in dote, sussurrano i maldicenti); qualcuno ha chiamato in causa la solita partecipata del comune, che non si sa bene d’estate cosa faccia. Non è che i componenti di associazioni e cooperative siano particolarmente litigiosi, ma i contrasti e le polemiche stanno evidentemente a significar altro. Soprattutto quando per uno stesso semplice servizio alla persona si candidano o vengono candidate contemporaneamente una cooperativa sociale, un’associazione di volontariato, una partecipata del comune che agisce nel settore.

Stanno a significare per esempio che nella nostra regione lo stato sociale è stato fatto a pezzi, e che la disoccupazione, soprattutto giovanile, ha superato ogni livello di guardia. Che le prestazioni sociosanitarie o, peggio ancora, quelle sociali, si sono ridotte al lumicino per cui sulle poche opportunità residue, le organizzazioni del terzo settore, si lanciano in tante. Che duecento euro al mese, sotto forma di rimborso spese, a Casoria, o cento euro al mese a Scampia, sono cifre ritenute meritevoli di tre o quattro ore di impegno giornaliero da giovani, adulti e anziani, anche in pieno agosto. Tanto neppure vanno in vacanza. La regione spendeva per il sociale cento milioni di euro fino a pochi anni fa, ora ne spende diciassette. Anche in questo campo si continua a procedere con l’assurda politica dei tagli: Caldoro è felice e orgoglioso di vincere nel campionato dell’austerità, e non si rende conto che ormai è l’unico concorrente. Qualcuno glielo dovrebbe dire. Alla fine, o quasi, della crisi ci troviamo indietro rispetto agli altri, senza nessun segnale di ripresa, in piena desertificazione industriale, per non parlare dell’ancora più grave desertificazione sociale. C’è chi ci ha rimesso soldi e posto di lavoro, c’è chi ci ha rimesso salute e anni di vita, perfino. Poveri, disabili, persone in difficoltà, inoccupati e disoccupati, giovani senza speranza e senza futuro. Nel mondo del sociale li incontriamo tutti; un destino comune unisce ormai “assistiti” e “volontari”. Nelle rare occasioni d’incontro, per un servizio prestato, avviene il confronto intergenerazionale più tragico: senza smartphone e ipad, moto e capi griffati, i giovani; senza belle pensioni e frigoriferi pieni, viaggi e voglia di vivere, gli anziani.

Lo so che qualcuno storcerà il naso perché il volontariato che ho rappresentato non è l’unico esistente. Ma è quello più vero, anche se sembra interessato. Quello che non si fonda sulla semplice beneficenza, ma sul diritto di cittadinanza di tutti; quello che crede nella gratuità della prestazione, ma insieme nell’impegno anche finanziario delle amministrazioni pubbliche nella realizzazione dei servizi. Quello che crede perfino nella collaborazione alla stesura dei piani sociali da parte di volontari e assistiti. La rinascita della nostra regione e del mezzogiorno ci sarà solo se i cittadini si incontreranno sul territorio, se la cittadinanza attiva diventerà una prassi quotidiana. E se volontari e assistiti scopriranno il ruolo politico della loro funzione.

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