ELOGIO DEL TERZO SETTORE

MA ATTENZIONE ALLE TRUFFE

Franco Buccino

(Repubblica ed. Napoli 02/01/2015)

Lo chiamano Terzo Settore, in realtà, secondo l’accattivante giudizio del presidente del Consiglio Matteo Renzi, è il primo. In esso operano molte centinaia di migliaia di persone, oltre quattro milioni, organizzate in volontariato, onlus, promozione, cooperazione sociale.

Vorrei fare gli auguri per il 2015 a tutti. Ma al netto dei malavitosi che si sono inseriti nelle cooperative e che, servendosi di complicità varie interne ed esterne, hanno lucrato sulla pelle di rom e immigrati. La malavita scopre un mondo tutto sommato fragile e disarmato, un mondo in difficoltà che non riesce spesso a pagare stipendi e a recuperare crediti dalle pubbliche amministrazioni. Un mondo nel quale alcuni cedono alla tentazione di intraprendere scorciatoie illegali per risolvere annosi problemi e arrivano ad affidare le loro organizzazioni alla criminalità organizzata.

Auguri a tutti. Ma al netto di quanti stanno trasformando il Terzo Settore nel luogo in cui cercar lavoro al tempo della crisi, fino al punto di dimenticare le sue caratteristiche, finalità, priorità. C’è chi sceglie il progetto da presentare solo in base al finanziamento, c’è chi vede nel progetto o nella convenzione solo compensi, rimborsi, stipendi, anziché servizi da offrire. Fanno bene gli impegnati nel sociale a preoccuparsi per lo spazio dato all’impresa nella legge delega del Terzo Settore. Perché c’è chi cerca di trasformare il Terzo Settore in una sorta di mondo del lavoro “parallelo”, competitivo e con meno regole e diritti per “soci”, addetti volontari, perfino ragazzi del servizio civile. Il che fa insorgere giustamente il sindacato. Il quale, però, finisce per non distinguere dal lavoro nero neppure le semplici attività di nonni civici che vorrebbero piccoli rimborsi spesa senza troppi intralci burocratici e fiscali.

Auguri a tutti. Ma, per un motivo ideologico e personale, al netto di quanti solo a Natale si ricordano delle persone in difficoltà, di quanti durante le feste espongono i bisognosi alla pubblica pietà. Fosse pure per raccogliere fondi da distribuire agli stessi. Tradiscono la loro missione al pari delle due categorie precedenti.

Anche così sfoltito, l’esercito del Terzo Settore rimane imponente, e continuiamo a chiederci che cosa tenga insieme così tanti addetti. Forse il fatto che vedono negli altri innanzitutto delle persone. Persone come loro, persone con desideri, aspettative, bisogni, problemi. Forse il fatto di andare incontro essi per primi alla gente e ai problemi della gente. Senza aspettare di essere chiamati. Quanti delle cooperative sociali, quanti volontari, continuano ad intervenire presso assistiti in difficoltà, pur essendo concluso il progetto, cessata la convenzione, pur non essendo pagati e rimborsati da mesi. Non vi sembra una notizia più rilevante di Mafia Capitale?

L’esercito di volontari, promotori e cooperatori svolge un fondamentale ruolo sussidiario in tutti i campi del sociale: dalla protezione civile all’educazione permanente, dagli asili nido agli anziani non autosufficienti. A volte sono costretti a sostituire il pubblico: lo fanno, ma senza entusiasmo, perché non accettano l’assenza o il disimpegno delle amministrazioni pubbliche. E poi, nessuno ci crederebbe, non amano fare i protagonisti, tantomeno gli eroi. Sono solo dei buoni cittadini, cittadini attivi, che non si rassegnano a vedere iniquità e disuguaglianze.

Il loro scopo è soprattutto quello di mettere le persone in condizione di esigere i diritti fondamentali scritti nella Costituzione. Se fosse possibile, senza distinzione o discriminazione tra chi chiede occasioni di socializzazione, attività formative e culturali, turismo e tempo libero qualificato, e chi, fragile e con problemi, chiede aiuto, assistenza, accoglienza. Ci vorrebbe promozione e protezione per tutti.

Alle persone impegnate nel Terzo Settore l’augurio di continuare a vivere la loro esperienza nella discrezione, immerse nel sociale. Alle organizzazioni del Terzo Settore per il 2015 un augurio speciale: di essere meno attente all’impresa e al mercato e di più alle ragioni profonde che le animano e le sostengono. Per esempio, più attente a favorire la crescita di esperienze e forme di partecipazione attiva dei cittadini. A cominciare da un loro ruolo di rappresentanza più stabile nel sistema dei servizi. Non solo utenti o assistiti.

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