Franco Buccino
(Repubblica Ed. Napoli, 20 giugno 2017)
Gli anziani che corrono all’alba per le strade della città hanno preso alla fine la loro decisione: nei dialoghi mattutini non parleranno più di politica. Chi li conosce sa che è una decisione sofferta. Hanno quasi tutti alle spalle lunghissimi anni di militanza nella sinistra e nel sindacato. Critici e responsabili, hanno retto fino a oggi, guardando i tanti, troppi cambiamenti, sempre più perplessi. E la mattina hanno cominciato a far discussioni che spesso sono degenerate. A fine aprile, dopo i risultati delle primarie, hanno litigato, non per Renzi, ma per la squadra dei quattordici inviati dalla Campania all’assemblea nazionale del partito. “Ma non sono i maggiori responsabili dello stato di confusione e anche degrado del partito a Napoli e in Campania?”, si sono detti in molti. “E due o tre mancano, solo perché sono passati con gli scissionisti”, ha aggiunto qualcuno, scatenando un putiferio. Più recentemente, anche i congressi straordinari della Cgil sono divenuti occasioni di scontro. I commissari sono risultati eletti alla fine segretari della confederazione. “È il livello nazionale che continua a commissariarci”, hanno sostenuto alcuni. “Siamo incapaci di esprimere un gruppo dirigente” hanno replicato, acidi, altri. Allora hanno deciso di smettere. Non solo di discutere di politica, ma di credere in un cambiamento e in un rinnovamento della politica; hanno deciso di smettere di affidarsi a dirigenti, ritenuti fino a ieri capaci e disinteressati. Loro che per una vita hanno avuto il senso dell’appartenenza e dell’organizzazione. Non per questo hanno rinunciato all’impegno civile. Dai rifiuti ai bus che non passano ai borseggiatori le file agli sportelli della posta, questi argomenti oggi sembrano più significativi e rilevanti.