Franco Buccino
Si discute da settimane della mensa nelle scuole della nostra città, in attesa che parta. Un copione che si ripete tutti gli anni. Quest’anno il nostro sindaco, in un eccesso di protagonismo di cui soffre, si è scagliato contro gli stessi funzionari del Comune in nome di un diritto, quasi fosse costituzionale, degli alunni alla mensa. Commettendo, a mio avviso, due seri errori. Il primo perché evidentemente i funzionari agiscono nel rispetto della legge e delle direttive che ricevono proprio dall’Amministrazione; il secondo perché gli alunni non hanno diritto di mangiare più di quanto non l’abbiano tutti i cittadini, bambini, adulti, anziani. Ma lui si è lasciato prendere dal ruolo di novello Robin Hood, che toglie al Comune per dare ai bambini, fustigando i troppi “don Abbondio” della “banda” del Comune.
Il diritto costituzionale che hanno i ragazzi, anzi tutti i cittadini di tutte le età, è il diritto all’istruzione, alla formazione. Educazione, competenze e conoscenze da acquisire con piani di offerta formativa ricchi e articolati che richiedono tempi distesi, un tempo pieno, prolungato. Perciò c’è bisogno della mensa, magari in un refettorio a norma, così come c’è bisogno di aule capienti, laboratori e palestre. Anche le scuole hanno la loro responsabilità perché accorpano spesso le ore di lezione e vivono i “pomeriggi” e relativa refezione, come un male necessario per l’agognata chiusura prefestiva. In nome delle emergenze, quelle vere e quelle presunte, i bambini e i ragazzi napoletani non esercitano fino in fondo il diritto allo studio. E le conseguenze si vedono. Allora, per favore, parliamo, certo, di mensa, ma sempre in un progetto più complessivo di cui siano titolari gli insegnanti con i loro studenti.
Il Comune, si sa, è in serie difficoltà economiche. Se il sindaco in passato poteva parlare delle responsabilità dei precedenti amministratori, ora, passandosi – come si dice – la mano per la coscienza, un po’ di responsabilità potrebbe assumersela. Osservazioni della Corte dei Conti, direttive interne a spendere con parsimonia, la distinzione tra spese indispensabili e non, sono tutti elementi che hanno fatto e fanno riflettere i dirigenti del comune e delle Municipalità e giustificano la loro cautela. È stato veramente ingeneroso il sindaco a bollarli come dei “don Abbondio” perché volevano essere sicuri di stare nella legalità in gare d’appalto e altro. Piuttosto è stato lui arrogante, come don Rodrigo, dando perfino l’impressione che pensasse più alla sua reputazione che alla mensa dei ragazzi.
Poi è stata trovata la soluzione, con uno stratagemma: i direttori delle Municipalità chiedono e ottengono l’autorizzazione dal ragioniere generale del Comune, e la mensa parte. È una soluzione coraggiosa e importante. Mi permetto di proporre la stessa soluzione per la vicenda dei nonni civici, che aspettano ancora i rimborsi spese per il servizio di vigilanza davanti alle scuole, relativi a periodi tra il 2008 e il 2010. Fu richiesto loro all’improvviso di produrre scontrini o altra documentazione per il rimborso giornaliero di sei euro, che fino ad allora ottenevano in modo automatico. Parecchi non sono stati in grado di produrli. Le Municipalità vorrebbero risolvere, ma ci vuole il benestare della ragioneria generale. Ora è più semplice perché la legge di riforma del Terzo Settore prevede che piccole spese possano essere autocertificate dai volontari. Se va a buon fine la vicenda, le associazioni degli anziani sono pronte a riprendere il servizio di vigilanza davanti a tutte le scuole della città. Garantendo così un utile contributo alla soluzione del dilemma, di cui si parla molto in questi giorni, gli alunni escono da scuola da soli o “prelevati”. Un ambiente sereno e vigilato fuori la scuola è fondamentale e aiuta i genitori nella scelta.
Partire per tempo con la mensa e la vigilanza dei nonni civici sarebbe un bello e concreto segno di attenzione per le scuole napoletane e di incoraggiamento per la loro attività, con piena soddisfazione dei cittadini, dei ragazzi. E del sindaco.