Franco Buccino
Questi stessi giorni, quarant’anni fa, erano caratterizzati da angosciosa attesa e disorientamento: tra la strage di via Fani e l’uccisione di Moro. Ora siamo distratti dalle vicende politiche interne e dalla paura di attentati dell’Isis durante le feste. Il quarantesimo anniversario di via Fani è stato un po’ surreale: qualche cerimonia ufficiale, un dibattito che si è spostato subito sull’opportunità o meno di coinvolgere nella discussione ex terroristi, terroristi pentiti e non. E poi le frasi stupide oltre che farneticanti della ex Br mai pentita, Barbara Balzerani, (“Chi mi ospita oltre confine per i fasti del quarantennale?”, “C’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere”), che hanno fatto venire la voglia di chiudere rapidamente le commemorazioni.
Peccato, perché in una analisi più approfondita si sarebbero potute cogliere tutte le analogie tra quel periodo e i giorni che stiamo vivendo. Parecchie. Il che dovrebbe farci preoccupare un po’, almeno quanto la paura degli attentati dell’Isis. Le analogie si possono cogliere a vari livelli. Uno oggettivo: di fatti, di cronaca, di episodi; un altro culturale: di atteggiamenti, di comportamenti, di valutazioni; infine uno più propriamente politico: di svolte e di novità tra le forze politiche.
Non sono una sorpresa gli inserimenti di gruppi eversivi nelle manifestazioni di ogni genere, organizzate da sindacati, associazioni “no qualcosa”, perfino in commemorazioni ufficiali o negli stadi. Ma diciamo che oggi si sono intensificati e diventano sempre più visibili, si coglie sempre meno la linea di demarcazione tra gli estremisti e gli altri; e tutti gli slogan, anche i più oltraggiosi, passano di voce in voce tra le retrovie, che essi spesso occupano, e le prime file. Spesso anche i gesti violenti. Ci sono poi volti che diventano noti, quasi popolari: li vediamo a Napoli, ma li ritroviamo a Bologna, e anche a Palermo. Significative sono alcune scritte e graffiti. E poi aumentano le manifestazioni gestite direttamente da loro, sempre più spavaldi. Così come gli scontri tra gruppi contrapposti, una sorta di antichi riti, in mezzo a cittadini spaventati e forze dell’ordine tolleranti.
Come succedeva tanti anni fa, anche oggi si tende a sottovalutare il fenomeno. Si pensa a ragazzi senza lavoro, a studenti che vogliono provare il brivido della protesta radicale, a infiltrazioni di esponenti di gruppi internazionali, alla presenza di camorra e malavita. Gli anni di piombo sono stati rimossi. E sostituiti dalla paura per gli immigrati, dal rischio di essere direttamente coinvolti in attentati di estremisti islamici. Del resto le occasioni non mancano! Come se non riuscissimo ad avere una visione più complessiva, ci fermiamo all’ultimo supposto pericolo, e ci dimentichiamo degli altri. I violenti e i possibili terroristi vivono e si muovono nell’ambito degli estremisti nostrani. Alcuni di questi gruppi godono dei favori delle istituzioni che li considerano beneficiari privilegiati dei beni comuni. Qualcuno tra essi ha perfino tentato la scalata elettorale al parlamento (anche se non c’è riuscito, e forse neppure lo voleva). Tutto ciò ci dovrebbe rassicurare!
Ma l’analogia più preoccupante, quasi inquietante, con il periodo relativo al rapimento Moro, è quella politica. Allora si visse il momento in cui la Dc e il Pci decisero di sostenere un governo di unità nazionale, per la prima volta insieme nella storia repubblicana, ponendo una serie di interrogativi a servizi, alleati internazionali, al potere economico. E proprio in quelle circostanze i terroristi passarono all’attacco. Oggi viviamo un momento estremamente critico, in cui tradizionali forze di governo, ridimensionate, passano all’opposizione, e forze ritenute populiste, vincitrici, devono trovare innaturali convergenze per governare. Per la prima volta. C’è una situazione di crisi, di incertezza, di vuoto, di cui potrebbero approfittare quanti non rinunciano all’idea di scardinare le fondamenta dello stato democratico. Esagerato? Speriamo, ma troppe volte abbiamo dovuto parlare di terrorismo, servizi deviati, quando ormai era tardi, dopo attentati, omicidi, stragi.