Franco Buccino
REPUBBLICA ed.Napoli 18 marzo 2021
Le varie ondate della pandemia, causate dal Covid, stanno mettendo in luce e facendo conoscere, a tutti, il Terzo Settore nelle sue varie attività ed articolazioni. In particolare il volontariato di tante persone, fatto di disponibilità e gratuità, ma anche la cooperazione sociale con il suo ruolo più “pesante” nel sostegno ad attività pubbliche, poi la promozione sociale e i circoli culturali, impegnati in attività non certo secondarie nel sostegno, che non può essere solo materiale, a cittadini spesso così provati.
Non è che questo ricco e variegato mondo del Terzo Settore non abbia seri e gravi problemi, collegati in parte alla pandemia in atto. Non solo perché si sono interrotte tante attività, convenzioni e progetti, ma anche e soprattutto perché il loro impegno si è riversato in una miriade di iniziative, tempestive e necessarie, che l’emergenza ha richiesto e richiede. Ancora una volta le associazioni e le cooperative sociali, nel momento di difficoltà, ci sono. Però bisogna sostenerle. Per esempio: nelle spese che affrontano, dai fitti alle bollette, nella fornitura di dispositivi ed altri materiali, nel rimborso delle spese di trasporto.
Non sono molto considerate le difficoltà degli enti di Terzo Settore, almeno finora. In linea con quello che succede ad altre categorie, a cominciare da medici e infermieri: ci sono grandi riconoscimenti, attestati e titoli conferiti, ma non in termini concreti sia come organizzazione del lavoro e organici, che nei trattamenti economici. E, troppo spesso, la gratuità del lavoro del volontario viene confusa con la complessità degli interventi che fa, che spesso richiedono risorse notevoli. La stessa visione, oleografica e romantica, dell’”angelo” che scava con le mani non aiuta a comprendere le istanze politiche di un volontariato moderno.
Gli enti di Terzo Settore, nonostante la frequente miopia delle amministrazioni pubbliche e della politica, possono contare su due punti di forza: il Forum del Terzo Settore e, più di recente, la ponderosa Riforma del Terzo Settore. Il primo raccoglie e rappresenta la gran parte del mondo associativo e della cooperazione; è cresciuto fino a diventare, interlocutore autorevole del Parlamento e del governo, degli enti locali. La seconda ha portato ordine in tutto il settore, con riconoscimenti ma anche con regole chiare e trasparenti.
La Riforma supera il tradizionale e abusato concetto della convenzione, che vede gli enti del Terzo Settore in una posizione subordinata, anzi ”ancillare”, nei confronti delle amministrazioni pubbliche, fino a riconoscere a tali enti un ruolo di coprogrammazione e coprogettazione. Che vuol dire, in parole povere, farli diventare parte attiva nelle politiche sociali, dal momento in cui si elaborano specifici programmi, piani dei relativi interventi, fino alla loro progettazione e realizzazione. Vuol dire riconoscergli il ruolo di rappresentanti dei bisogni delle persone, e di protagonisti, con altri soggetti pubblici, nell’elaborazione del Welfare del paese.
È un compito non facile. In tutti i territori, ma in particolare nel Mezzogiorno e in Campania, detentori di tutti i primati negativi e di tutte le maglie nere, anche nel sociale. Ci sono tanti, atavici e irrisolti problemi, ma il Forum ha innanzitutto il compito di raccogliere il variegato mondo del Terzo Settore, di saper elaborare una piattaforma inclusiva, che lasci senza giustificazioni quelli che fanno fughe in avanti e cercano canali privilegiati e clientelari nei rapporti con le amministrazioni pubbliche.
È questo l’augurio per il Forum del Terzo Settore della Campania, che ha rinnovato nei giorni scorsi tutti gli organismi ed eletto il nuovo portavoce, Giampaolo Gaudino.