Precarietà vecchie e nuove, emergenza perenne
di Franco Buccino*
Repubblica ed. Napoli, 12 settembre 2004
L’anno scolastico che comincia, a Napoli e in Campania è all’insegna di precarietà vecchie e nuove. E si apre in un clima di grosse incertezze determinate dalla cosiddetta riforma Moratti. Il lodevole sforzo delle amministrazioni locali di costruire nuovi edifici scolastici non ci toglie il triste primato di avere tante scuole allocate in strutture inadeguate e soprattutto non a norma, tante aule sovraffollate nelle quali è problematico non dico organizzare la didattica ma un qualunque piano di sgombero in caso di emergenza. Lo scorso anno diverse scuole superiori che hanno tentato di accreditarsi presso la Regione, al pari di tante agenzie private, per svolgere attività di formazione finanziate con fondi europei, si sono viste escludere perché i loro locali non avevano gli standard di sicurezza che la comunità europea richiedeva: e cioè non hanno potuto svolgere il pomeriggio per poche decine di giovani quello che la mattina fanno per migliaia di ragazzi.
Le carenze e i limiti delle strutture ci condannano due volte: quando il direttore scolastico regionale afferma con qualche enfasi che l’organico non si determina sul numero delle classi ma sul numero di alunni, dice in buona sostanza che l’Amministrazione scolastica nella determinazione dell’organico è del tutto indifferente alla situazione e al luogo dove si svolge l’attività didattica, dice alle scuole di arrangiarsi. È proprio sul fronte della dotazione organica delle scuole che oggi si delinea l’altra grave emergenza in tutta la Campania. La nostra Amministrazione scolastica non solo ha applicato scientificamente i tagli previsti dalla finanziaria e la riduzione del tempo scuola prevista dalla riforma Moratti, ma si è distinta nell’eliminazione degli sprechi: la scure dei tagli si è abbattuta a Napoli come altrove colpendo tutto e tutti, ma innanzitutto i più fragili e sfortunati, gli handicappati e gli alunni delle scuole situate in aree a rischio. L’impegno per l’integrazione di handicappati e svantaggiati, per il recupero e la lotta alla dispersione, l’impegno per supplire a carenze dello stato e delle altre istituzioni sono considerati sprechi, devono fare i conti con le tabelle del ministero e con il ridimensionamento della spesa per l’istruzione.
Meno docenti e meno personale amministrativo, tecnico e ausiliario: ci sono scuole in cui la dotazione di collaboratori scolastici è divenuta così esigua che devono ridurre le attività didattiche, plessi scolastici nei quali se si ammala l’unico bidello rimarranno chiusi. Meno personale soprattutto nel primo periodo di lezioni: perché nonostante gli slogan rassicuranti del ministro le operazioni di nomina dei supplenti sono molto lontane dalla conclusione. Sulle graduatorie fioccano i ricorsi, l’amministrazione li accoglie e le rettifica: un già visto che si ripete all’infinito. E i precari sono esasperati perché non solo non sanno se lavoreranno (sono le prime vittime dei tagli), ma non sono certi neanche della loro posizione nelle graduatorie.
È con grande tristezza che dobbiamo dire che le nostre scuole si presentano all’appuntamento della riapertura più povere, nonostante i tentativi a volte patetici di nascondere le ferite. L’offerta formativa si riduce; da noi non è il tempo pieno a essere dimensionato, ma il tempo normale: ciò significa raggiungere livelli di guardia preoccupanti, garantire meno conoscenze e competenze di base essenziali. Chi coglie la drammaticità di una scuola napoletana e campana depotenziata, indebolita e insieme senza alternative? Di norma non funziona da noi neanche la scuola privata con i suoi risorti diplomifici.
Intanto nelle scuole tra i docenti si discute sempre dello stesso argomento: la cosiddetta riforma Moratti. Mentre in Campania cresce il fronte degli oppositori, perché cresce la consapevolezza che anche strumenti apparentemente innocui (portfolio, tutor, ecc.) sono in realtà finalizzati ai veri obiettivi della riforma: tagli, precarizzazione, gerarchie tra i docenti, riduzione del tempo scuola, si tenta disperatamente da parte dell’Amministrazione la “normalizzazione” con feroci attacchi all’autonomia. La nostra direzione regionale è stata tra le prime a diffondere la ormai famosa circolare Capo, quella delle sanzioni disciplinari perfino ai Collegi nella loro interezza! Si tenta di normalizzare intervenendo sulle scuole perché non chiedano: fra poco si dirà che tagli e riduzioni nelle scuole della Campania è una invenzione dei sindacati “per chi sa quali fini”, come qualcuno molto infelicemente già ha dichiarato. È venuto il momento di difendere e rilanciare la scuola pubblica, soprattutto a Napoli e in Campania, tutti insieme. Genitori, studenti e insegnanti impegnati a praticare e realizzare l’autonomia delle scuole, i genitori a pretendere tempi scuola distesi e risorse adeguate, i docenti e tutto il personale della scuola a salvaguardare il diritto alla contrattazione, istituzioni ed enti locali impegnati anche oltre il loro ruolo.
* segretario regionale Cgil Scuola