Franco Buccino
Repubblica ed. Napoli, 7 giugno 2007
Ogni giorno un milione di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, accolti da 130 mila docenti e personale Ata, si reca nelle 1350 scuole pubbliche campane articolate in 4 mila edifici scolastici. Oltre il 70 per cento di tali edifici non è a norma: non rispettano la legge 626, sono privi spesso perfino dei certificati di agibilità e di stabilità. Per i mancati adeguamenti alle norme di sicurezza e soprattutto per l’ affollarsi di alunni in aule che dovrebbero accoglierne molti di meno, in caso di terremoti, incendi, eruzioni vulcaniche, altre calamità naturali o emergenze di ordine pubblico, è a rischio la loro incolumità e diventa molto problematica qualunque ipotesi di evacuazione. Sempre in termini di sicurezza, la forte diminuzione di collaboratori scolastici non permette un’ adeguata vigilanza sia sui ragazzi sia sull’ eventuale ingresso nella scuola di estranei. Non stupisce quindi che i sindacati della scuola, Flc Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, praticamente tutti, abbiano deciso di denunciare a Procure della Repubblica, Comandi dei Vigili del fuoco, Asl e Ispettorati del lavoro, tale situazione, in particolare la formazione delle classi per il prossimo anno scolastico. Diventa un’ ipotesi molto concreta che da settembre, ottobre le scuole cominceranno ad essere chiuse ad una ad una dalle Procure e dagli altri uffici pubblici, se prenderanno sul serio la nostra denuncia. Ed è chiaro fin d’ ora che la colpa per tale chiusura non sarà dei sindacati ma dell’ amministrazione scolastica e dei governi locali. I quali, in considerazione del fatto che la denuncia parte oggi ma gli effetti si vedranno ad anno scolastico cominciato, cioè a settembre, ottobre, hanno tempo per rimediare perlomeno alle irregolarità più macroscopiche. Siamo arrivati alla denuncia con molta determinazione perché il sistema dell’ istruzione pubblica nella nostra regione è in fase di smantellamento. Solo per il prossimo anno avremo 2 mila posti in meno tra le fila di docenti e Ata, che si vanno ad aggiungere alle migliaia di posti tagliati negli anni scorsi. L’ amministrazione scolastica ha grosse responsabilità per i tagli effettuati: non tiene conto del fatto che in Campania il tempo scuola è molto ridotto rispetto ad altre regioni; non tiene conto degli innumerevoli parametri di complessità e disagio sociale che dovrebbero portare, per scelta della stessa amministrazione, all’ incremento e non alla riduzione dell’ organico; non tiene conto delle carenze e delle inadeguatezze degli spazi destinati ad aule e, non autorizzando classi meno numerose, si assume la responsabilità non solo di mortificare la qualità dell’ istruzione e l’ integrazione degli alunni handicappati, ma perfino di mettere a rischio l’ incolumità degli studenti. E gli stessi enti locali, la Regione, le Province, i Comuni, si assumono non solo la responsabilità morale di non aver ostacolato il progetto del ministero, ma anche quella più concreta di non offrire soluzioni edilizie idonee al sistema dell’ istruzione, visto che la competenza è loro. Siamo arrivati alla denuncia come atto estremo, dopo aver constato l’ inutilità di tutte le altre iniziative e l’ indisponibilità a darci una mano dei governi locali. Nella nostra battaglia per gli organici e la qualità della scuola, in questi anni le abbiamo tentate tutte, soprattutto noi della Cgil. Oltre a scioperi e manifestazioni, ci siamo inventati la conciliazione in Prefettura, il presidio con il camper al Ponte della Maddalena, l’ occupazione per una settimana delle stanze del dottor Bottino, un estenuante tavolo di trattative a Roma con i vertici del ministero, una manifestazione a viale Trastevere il venerdì prima delle elezioni politiche per dare il benservito alla Moratti con qualche giorno di anticipo. Il tutto ha prodotto scarsi risultati, e, dispiace dirlo, a niente sono valse le nostre suppliche ai governi locali. Siamo arrivati alla denuncia con molta sofferenza, consapevoli del fatto che nella battaglia combattuta finora con gli strumenti che ci sono propri, abbiamo fallito. Consapevoli altresì di fare del male alle scuole che amiamo e per le quali spendiamo tutti i giorni le nostre energie. Ma non possiamo permettere che prevalga l’ ipocrisia e l’ incoerenza di chi prima le ferisce privandole dell’ organico necessario, costringendole a chiudere presto i battenti, e poi le riapre con vari soggetti cointeressati a ricchi progetti. Con la nostra denuncia provocheremo la chiusura delle scuole, ma che sia una chiusura alle carenze, alle illegalità, agli speculatori, per riaprirle poi definitivamente con i tempi distesi e i luoghi adeguati.