quante parole sprecate nella città sempre uguale

Franco Buccino

Come si fa a non parlare degli ultimi fatti capitati a Napoli e dintorni. Per tentare di uscire dallo smarrimento. Anche se rischi di passare per uno degli asini che tentano di tirar calci al leone morente. Il fatto è che non sembra mai il momento giusto per criticare il sistema di potere consolidato a Napoli e in Campania. Se stanno realizzando un piano, magari costoso e inutile, tu li disturbi, remi contro. Se stanno in difficoltà per uno scandalo, l’ ennesimo, allora dicono che approfitti della momentanea debolezza per colpirli. Poi un solido rimpasto di giunta, un rilancio del programma, e tutto s’ aggiusta. Quando un bambino si farà largo tra la folla e dirà, rivolto al corteo delle autorità, che l’ imperatore è nudo? Si parla di presunzione d’ innocenza, ma non è più che presunta ormai l’ incapacità di governare, di guidare, di reggere la cosa pubblica? Ci sono persone che si sacrificano per Napoli, o sacrificano Napoli agli interessi e alle mire di potere? Tutti sanno che a Napoli e in Campania più che la politica come altrove, c’ è un sistema di potere trasversale a forze politiche di ogni orientamento, a potentati economici, sociali e della comunicazione. Un sistema di potere che si concentra in un gruppo ridotto di persone, che sembra non abbia il dovere di dar conto a nessuno del proprio operato: non ai partiti di appartenenza, non a Veltroni, non al governo, non a Napolitano. Solo alla magistratura. Fioriscono i luoghi comuni tra i laudatores temporis acti: una volta, da noi, gli esponenti politici si dividevano equamente fra quelli che ricoprivano incarichi nel partito e quelli che stavano nelle istituzioni, scelti e proposti dal partito; oggi contano solo quelli che stanno nelle istituzioni, dai consiglieri circoscrizionali in su; una volta i quadri politici li vedevamo crescere, noi semplici iscritti; oggi vediamo gente nuova, imposta; e chi proviene dall’ antica federazione ha lasciato le magliette per eleganti camicie di seta. è pericoloso lodare un passato così carico di luci e soprattutto ombre. Sullo strapotere dei partiti è crollata la prima repubblica. Ma non aiutano molto oggi il partito del sindaco o del governatore, le primarie, il ricorso alla società civile. Sindaci eletti con percentuali altissime, oggi, scaduto il mandato, sono scomparsi. Risultati plebiscitari alle primarie hanno dato premier che, a distanza di pochi anni, riconoscono e stimano solo all’ estero. Il ricorso alla società civile mette in campo personalità che o arrivano a scimmiottare i professionisti della politica o abbandonano disgustati. Sogghigna beffardo chi organizza il sistema di potere a Napoli e in Campania: il suo sistema passa indenne attraverso la prima, la seconda e perfino la terza repubblica, se mai ci sarà. Nel momento del massimo scoramento ci sostiene la certezza che ne usciremo. Come al solito. L’ anno scorso, di questi tempi, eravamo messi ancora peggio. E dieci anni fa pure, e un secolo fa, perfino mille anni fa. Napoli è un palcoscenico e noi siamo gli attori. Reggiamo bene la scena, anche a livello internazionale; recitiamo bene. Per favore, cominciamo a recitare per noi. Non diciamo le battute che si aspettano, ma le parole che abbiamo dentro, quelle vere. Dovessimo buttare a mare il nostro patrimonio di musica e teatro, dovessimo svelare che sono espressione di una grande cultura, sofisticata, ma non certo della nostra cultura popolare. Forse potrebbe cominciare a svilupparsi la coscienza civica tra noi. Usciremmo dalle nostre emergenze, ma non come al solito. Cominciamo a farlo: le occasioni non mancano.

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