Gli strateghi che guidano il caos cittadino

Franco Buccino

REPUBBLICA ed. Napoli, 28/01/2011

QUALUNQUE teoria, fisica o metafisica, che spieghi il passaggio dal caos originario all’ universo ordinato, non può non tener conto dell’ anomalia rappresentata dalle nostre terre e quindi dalla nostra città. Nelle quali la trasformazione, diciamo così, non è del tutto riuscita. Intanto, ci sono aspetti positivi di una non compiuta “normalizzazione”, per esempio per quanto riguarda i luoghi godiamo di una bellezza e una mitezza eccezionali e fuori dell’ ordinario, e anche per quel che riguarda la gente la creatività, l’ ingegnosità, la gioiosità abbondano tra la popolazione. Certo, colpiscono di più gli aspetti negativi: le nostre contrade stanno sul fuoco, tra il Vesuvio, i Campi flegrei e anonimi vulcani marini; la gente poi è un po’ accidiosa, restia a osservare le regole, poco interessata al bene comune. Quando questi aspetti naturali e sociali, virtuosi e negativi, si sovrappongono, si sommano, si incrociano, allora è Napoli, insieme irripetibile di luoghi e di persone. Che indigna, appassiona, affascina tutti i visitatori, dai viaggiatori del Settecento ai turisti dell’ ultimo Natale, che con lo stesso interesse fotografavano i monumenti di piazza del Gesù e il cumulo di immondizia all’ angolo di Sant’ Anna dei Lombardi. La città è stretta nelle emergenze, che non si risolvono, vengono solo coperte da altre più vigorose. La mia generazione ha vissuto tra tifi, paratifi e colera di quando eravamo ragazzi e l’ ultimo atto dell’ emergenza rifiuti ai giorni nostri. Ci siamo trovati sempre agli ultimi posti delle classifiche importanti: reddito, lavoro, servizi, qualità della vita. Tentiamo di reagire anche in modo originale alle emergenze, ma solo per attutirne gli effetti dannosi. Si inventano lavori: nelle settimane scorse molti automobilisti, per evitare una strada allagata, si spostavano sul marciapiede di un’ isola spartitraffico, dalla quale però non riuscivano più a scendere perché diveniva troppo alta; ebbene due ragazzi intraprendenti “fittavano” due massi usati a mo’ di gradini per far tornare le macchine sulla strada. Si inventano usi e abitudini per affrontare i problemi, come il famoso codice della strada autoctono per combattere il traffico, che vige solo nell’ area metropolitana di Napoli. Ma non si creda che questa città consegnata alle emergenze continue, al disordine, al fai da te, sia senza strateghi, in azione per fatti loro. Anzi, gli strateghi della città, quanti perseguono propri fini andando controtendenza rispetto alla maggioranza e agli interessi dei cittadini, abbondano. Camuffati da amici del popolo, speculano sulle sue disgrazie. Ci sono diversi livelli di strateghi. Il primo, il più numeroso, è quello più vicino alla gente: dai parcheggiatori abusivi ai distributori di numeri per le file, dai compilatori di modelli ai venditori della domenica, dagli ambulanti abusivi a quelli che vendono in casa dalla finestra, ai piccoli spacciatori di droga. Sono tollerati dalla malavita; a livello politico dovrebbero fare i conti con le strutture amministrative delle istituzioni se ci fossero i controlli. Il secondo livello è meno numeroso ma più pretenzioso: quelli che creano i movimenti dei disoccupati, quelli che vendono i posti, quelli che raccomandano per professione. Sono specializzati a mettere a disposizione del migliore offerente gruppi di persone, veri e propri pacchetti di voti. Vantano aderenze con personaggi politici, qualche volta anche con pezzi da novanta della malavita. Al terzo livello non troviamo più le persone, ma enti, società, a volte associazioni, perfino qualche sindacato o patronato. Per loro i disoccupati sono persone da avviare al lavoro attraverso corsi di formazione; i precari persone da sfruttare con coordinamenti, ricorsi collettivi; reddito di cittadinanza, modelli isee, contributi per gli affitti, destinati ai più disgraziati, sono musica per le loro orecchie. Sognano pure di giorno i fondi europei, dei ministeri, della regione e del comune. Sono gli esperti dei progetti, degli appalti, dei capitolati. In genere, hanno collegamenti strettissimi con la politica, a volte anche con la malavita. Poi c’ è la cupola: un gruppo ristrettissimo di persone che decide una parte del destino della città e le risposte alle emergenze, che benedice alcuni candidati politici e li sostiene, determinandone spesso la vittoria. Non sono altro dalla classe politica e dalla malavita, ma in qualche modo ne stanno al di sopra, le governano. Con loro o si è conniventi o si diventa nemici giurati. La nostra città sembra solo preda del caos, in realtà è assediata da innumerevoli menti, innumerevoli strateghi. Una modesta canzone di tanti anni fa a un certo punto diceva “mast’ Andrei miezz ‘ e guaie s’ arrecreia”. All’ epoca non riuscivo a capacitarmi come quell’ Andrea potesse bearsi, essere felice in mezzo ai guai. Ora lo capisco: fa la sua fortuna sui guai degli altri, sulle emergenze, problemi e contraddizioni della nostra città.

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