Franco Buccino
Gli anziani che corrono all’alba sul lungomare della nostra città hanno, abbiamo, discusso e ragionato a lungo sul conflitto in Ucraina. Siamo una generazione mai coinvolta direttamente in guerra, ma in questi anni ne abbiamo viste tante: hanno accompagnato e segnato tutte le fasi della nostra vita, dalla Corea al Vietnam, dalla guerra del Sinai alla guerra del Golfo, alle guerre nell’ex Iugoslavia. Sarà per questo che siamo oggi preoccupati per la sorte dei civili, dei bambini, chiusi nelle metropolitane, moderni rifugi. Siamo preoccupati per il numero di vittime innocenti, per il gran numero di profughi, per i contraccolpi sull’economia mondiale. Si alternano crisi causate da noi a catastrofi naturali. Ma pure di queste ultime, in fondo, siamo responsabili noi!
L’over dose di notizie, telegiornali, speciali, porte a porte, ai limiti della spettacolarizzazione, ci hanno offerto spunti per ogni tipo di discorso. Dalle motivazioni dell’intervento russo, storiche e attuali, alla caduta dell’Unione Sovietica, ai rapporti tra Cina e Russia; dal ruolo degli Stati Uniti a quello dell’Unione Europea; dal Patto di Varsavia scomparso alla Nato che si espande. Insomma, si è arrivati a forti contrapposizioni, ai limiti dello scontro fisico. Poi, il discorso si è concentrato sulle sanzioni e sui loro possibili contraccolpi sui paesi in guerra, ma anche su tutti noi. E infine, di nuovo, su bombardamenti, le sirene in diretta, i treni verso la Polonia, i milioni di profughi, l’accoglienza, i difficili contatti diplomatici.
Insomma, sul dialogo tra questi anziani che corrono si è riversato, concentrato, tutto il contenuto di ore ed ore, giorni e giorni, di televisione. Certo, così come lo hanno capito, così come lo hanno rielaborato, e come riescono a presentarlo. Senza preoccuparsi di confondere i secoli, i paesi, gli avvenimenti. Colpisce la voglia e la determinazione a dire il proprio punto di vista a esprimere le proprie ansie, paure, solidarietà. È il denominatore comune, anche quando manifestano posizioni le più disparate, opposte in alcuni casi.
Niente di nuovo, si dirà. A tutti, ma in particolare a noi anziani, mancano spesso gli strumenti per interpretare compiutamente quel che succede, la capacità di interpretare gli accadimenti. Ci lasciamo più facilmente convincere, così si dice, da chi ha in mano lo strumento della comunicazione, da chi è più bravo a parlare in televisione, da chi appartiene a partiti politici più vicini ai nostri, da chi riesce a commuoverci, a considerare le nostre paure, a puntare sulle nostre angosce. Sembrerebbe diventare ininfluente per noi se una notizia è vera o falsa, se il soggetto di una foto che ci fa piangere è reale o posticcio.
E invece no. È bastato un piccolo dettaglio a capire che c’era, che c’è, una profonda convergenza e condivisione nel gruppo: tutti in sintonia, al di là delle difficoltà ad esprimerle. È successo che ci siamo fermati, sulla strada del ritorno, all’incrocio di via Cesario Console con via Santa Lucia. L’ultima sosta, perché da lì poi ognuno lascia il gruppo, man mano, verso il proprio quartiere. Alzando gli occhi, abbiamo letto, prima da soli, poi tutti insieme, le parole scritte sulla lapide in memoria dei nostri morti delle guerre d’Africa: AI SOLDATI DELLA TERRA DEL MARE E DEL CIELO/ CHE CADDERO NELLE GUERRE D’AFRICA/ AVANZANDO I TERMINI DELLA PATRIA/ RISORTA ALLA MISSIONE MONDIALE.
E ci è caduto, come d’incanto, il velo dagli occhi. Salva la memoria dei nostri caduti (anche se 4000 rispetto ai 275 mila etiopi), obbligati a una guerra assurda, sono detti in modo chiarissimo, lapidario, i motivi delle guerre d’Africa e di tante altre guerre, fino a quella di questi giorni tra Russia e Ucraina: “avanzando i termini della patria, risorta alla missione mondiale”. Dall’antichità ai giorni nostri, passando per il nazifascismo e la seconda guerra mondiale. La storia di ogni imperialismo! Estendere i propri confini occupando o controllando altri territori e popolazioni. In nome di una “missione” che è solo una vuota ideologia di cui però tutti devono nutrirsi fino a morire per essa.
Gli anziani, che corrono all’alba sul lungomare della nostra città, hanno capito perfettamente, attraverso la semplice lettura di quel che è scritto su una lapide, i motivi e la posta in gioco, mondiale, di questa guerra.