Studenti e docenti, ribellatevi alla Autonomia leghista

Franco Buccino

Repubblica ed. Napoli, 6 dicembre 2022

La proposta di Calderoli sull’Autonomia differenziata ha creato una reazione abbastanza compatta nel paese, soprattutto sul tema dell’istruzione. E ha messo in luce l’insofferenza della Lega perfino verso Meloni, come già accaduto con Conte e con Draghi. Essa in realtà punta sulle differenze, quelle territoriali, tutte a vantaggio del Nord, e mira non solo a consolidarle ma a incrementarle, se fosse possibile. Certo nella maggioranza anche Fratelli d’Italia penso che punti a differenze, magari a livello internazionale, se non a modificare la Costituzione: sia pure al momento con infinita cautela. E mentre Meloni è attenta, si espongono La Russa e Calderoli, appunto. Quello della maglietta (per non dimenticare).

Le spiegazioni sul merito che la premier ha dato nella replica al dibattito sulla fiducia, e cioè che non si tratta di portare tutti gli studenti agli stessi risultati ma cercare di dare a tutti le stesse opportunità, mi sembrano una barriera insormontabile all’Autonomia di Calderoli, e forse non solo sull’istruzione. Sempre che Meloni non cambi idea, magari per la sopravvivenza del suo governo.

Non ripeto le cose ormai note ai più, di che significa provare a colmare o ridurre, nel nostro paese, il gap nel sistema scolastico o in quello sanitario, e magari nel lavoro e nell’occupazione. Ma sull’istruzione occorre tornare.

Perché la Lega ci tiene tanto ad avere l’Autonomia differenziata sull’istruzione, richiedendola per tutte le venti e passa materie collegate?

Non certo o non solo per una ricostruzione storica,  “nordcentrica”, “padanocentrica”, e quindi per dare  alla indiscussa superiorità delle regioni del Nord una solida base culturale se non ideologica. Non solo per inserire ricorrenze e antiche liturgie di stampo leghista, come l’ampolla dell’acqua del Po raccolta sul Monviso: cose di anni passati, ma non abbandonate da numerosi fanatici.  E forse neanche per dare più peso ai titoli di studio dei cittadini del Nord, magari conseguiti in compiacenti scuole private e paritarie del Sud. Tutte cose che c’entrano ma sono di contorno, servono a creare consenso tra i loro elettori o almeno a confondergli le idee.

Al solito le ragioni vere non possono essere che di tipo economico. Non contente di essere ampiamente avvantaggiate dal criterio della spesa storica, che mantiene o accentua le differenze ma mai le riduce, le regioni del Nord si sentono depauperate perché il costo del personale della scuola è più alto al Centrosud. Il che comporta una riduzione significativa delle risorse loro spettanti: si parla di svariati miliardi di euro! Questo dipende dal fatto che generazioni di docenti e di altro personale della scuola passano al Nord i primi anni di lavoro e poi, con una acquisita anzianità, tornano nei luoghi di origine.

Se tali risorse tornassero nelle mani delle regioni del Nord, con esse potrebbero “incentivare”, pagare meglio il personale delle loro scuole. Anzi, a quel punto, potrebbero creare un sistema d’istruzione  regionale, reclutare e gestire direttamente i docenti e le altre figure.

Si capisce che sarebbe un colpo per l’unità del paese. Non solo, ma avrebbe un effetto domino, trascinandosi tutte le pubbliche amministrazioni, dalle poste ai tribunali, alle agenzie delle Entrate, ecc.                                                                                                                              Magari al Nord non riuscirebbero ad essere autosufficienti e quindi dovrebbero far “immigrare” dalle altre regioni lavoratori, di sicuro più precari di prima e senza prospettive di tornare ai loro paesi.

Cosa resterebbe dell’unità d’Italia, che già oggi non gode buona salute. Il problema vero è che molte delle idee che la Lega sbandiera senza “pudore”, sono condivise in qualche misura da cittadini anche di altro orientamento politico, magari in palese contrasto anche con la loro fede religiosa, perfino aderenti alla stessa famiglia sindacale. Per molti c’è bisogno di una rieducazione civica.

Tra le iniziative da mettere in campo per contrastare questa sciagurata ipotesi di Autonomia, saranno fondamentali quelle che riguarderanno e coinvolgeranno gli studenti, ma anche i docenti e tutto il mondo della scuola. Tutti insieme a difendere l’autonomia delle loro scuole e a salvaguardarne i valori di democrazia e solidarietà, sotto l’egida della Costituzione.  

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