Sistema e problema. Questione morale e politica

Franco Buccino

Quelli tra noi che siamo stati nel Pci e stiamo nelle sue successive “evoluzioni” fino al Pd, che stiamo in Cgil da sempre, abbiamo impiegato molti anni per convincerci, per rassegnarci, all’idea di non essere migliori di altri partiti o sindacati. E ora, nel giro di poche settimane, ci viene il dubbio di essere peggiori degli altri.

Per una sorta di nemesi storica, noi che abbiamo sempre fustigato una buona parte della classe politica per scandali di varia natura, siamo saliti agli onori della cronaca per spregiudicate operazioni di malaffare, condotte da importanti rappresentanti della nostra parte politica.

Noi anche un po’ moralisti. A me, per esempio, colpiva perfino come vestivano i compagni… Nel corso degli anni ho incontrato direttamente, due volte, uno dei coinvolti nel Qatargate: la prima volta a fargli le condoglianze per un grave lutto, nella sede di via dei Fiorentini. Lui, il giovane segretario della federazione, indossava una t-shirt nera a mezze maniche e un jeans. La seconda volta, pochi anni dopo,  in una sede istituzionale, a un tentativo di mediazione tra rappresentanti della Chiesa Valdese, proprietaria di una grossa scuola privata, e la Cgil scuola rappresentata da me. Lui, l’assessore, indossava un vestito elegante e, mi è rimasta impressa, una splendida camicia di seta.

Nonostante questa innata vocazione al moralismo, mi è capitato di riflettere, anche in queste settimane, sulla “questione morale” sollevata da Enrico Berlinguer. E riflettervi in termini “laici”. Non era, e non poteva essere, quella di Berlinguer, solo una preoccupazione e un invito, rivolto ai rappresentanti politici, all’onestà, all’integrità, e, perfino, non solo alla necessità di anteporre l’interesse comune a quello individuale.

Sarebbe facile, almeno in apparenza, colpire i singoli per le loro accertate malefatte. Ma cosa cambierebbe nel sistema malato? A pensarci bene, lo stesso eventuale scudo dell’immunità serve, più che ai singoli, all’intero sistema perché nulla cambi. Perciò spesso in parlamento sono compatti nel “non approvare l’autorizzazione a procedere”!

Berlinguer aveva una visione ben più ampia della questione morale: quello che non si deve fare, certo; ma soprattutto quello che dobbiamo fare. C’è un certo afflato religioso nel pensiero di Berlinguer: i gravi peccati di omissione così poco considerati. La parte propositiva è la leva del cambiamento, il contrario dell’immobilismo, la vera rivoluzione.

Se Berlinguer fosse rimasto più a lungo, lo so che scandalizzo e indigno molti, penso che avrebbe fatto le stesse scelte di fondo dei dirigenti di allora. Ma avrebbe accompagnato diversamente i vari passaggi. Da partito sempre di opposizione a forza politica che decide di governare e, quindi, di cercare alleanze. Governare e misurarsi con le difficoltà, con le crisi, il debito. Dover spiegare alla gente il perché di sacrifici e mancato sviluppo.

Per esempio, penso che avrebbe insistito molto, in questi passaggi, sul modello organizzativo, che rimane fondamentale nella vita di un partito. E invece il gruppo dei “coinvolti”, a parte le grandi manifestazioni, si è assottigliato sempre più. Sezioni chiuse, gruppi tematici sempre più élitari, per non parlare di piccoli raggruppamenti intorno ai signori delle tessere o ai nuovi potenti (non per le loro biografie, ma per gli incarichi ricoperti nelle istituzioni). In tanti rimangono nel libro paga delle istituzioni pubbliche per tutta la vita. Il partito può addirittura essere un ostacolo nella gestione del potere. Non sono cambiate le cose neanche con l’arrivo di giovani rampanti. Anzi…

Di che ci meravigliamo? Nella preparazione del congresso, nonostante le buone intenzioni iniziali, gli argomenti  che vanno per la maggiora sono: Bonaccini, Bonaccini – Schlein, e, da noi De Luca, il figlio di De Luca. Il coinvolgimento degli iscritti, degli elettori, dei cittadini è pari a zero. O quasi!

Se siamo un partito come gli altri, e se apparteniamo a un’alleanza come le altre, rassegniamoci: continuerà ad esserci un tipo di democrazia in cui, verrebbe da dire, si governa a rotazione… I sempre meno elettori voteranno un partito, non certo per il programma e per i valori che incarna, ma solo per altri interessi, non tutti trasparenti. O magari perché il precedente ha governato male…

Con questa preoccupazione e per amore di Enrico Berlinguer, alcuni di noi abbiamo deciso di dare un contributo per un nuovo Pd, attivo e disinteressato. Se ce lo fanno dare…

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