Franco Buccino
La questione dei tagli nel sistema scolastico italiano è un argomento di grande attualità, che suscita preoccupazioni e dibattiti intensi. Il numero degli studenti si riduce di anno in anno a causa della denatalità, una tendenza che mette a dura prova la sostenibilità del nostro sistema educativo. La riduzione delle cattedre potrebbe sembrare una soluzione logica, ma nasconde problematiche ben più complesse e profonde.
Il taglio di 5667 cattedre a livello nazionale, di cui 845 in Campania, previsto per il prossimo anno scolastico, non sarebbe per niente esagerato rispetto al minor numero di alunni determinato dalla denatalità. Se non fosse che, per garantire il diritto allo studio a quelli che rimangono, rimuovendo anche le differenze territoriali, bisognerebbe:
- procedere a una profonda revisione del dimensionamento della rete scolastica;
- eliminare le troppo numerose classi “pollaio”
- istituire il trasporto alunni, disabili e non;
- attivare la mensa;
- riqualificare edifici scolastici, palestre e spazi esterni;
- recuperare, finalmente, un tempo scuola ampio, modelli di tempo pieno e tempo prolungato, il potenziamento di ore di laboratorio e di attività sportiva.
Quando avviare l’istituzione di un sistema scolastico degno di questo nome, se non ora? Ora che c’è questo livello preoccupante di denatalità; ora che tutti i politici, maggioranza e opposizione, parlano di priorità dell’istruzione, insieme con la sanità?
Del resto, i tagli sono virtuali, nel senso che riguardano l’organico di diritto, non quello di fatto, che vedrà oltre trecentomila docenti “supplenti annuali” in cattedra, a cominciare dagli insegnanti di sostegno. Inutile cattiveria dell’Amministrazione scolastica nei loro confronti: gli fa fare più anni di precariato, ma non può fare a meno di loro! E un discorso analogo riguarda il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) e perfino i dirigenti scolastici.
Questo sistema del doppio organico determina come logica conseguenza una estrema mobilità di tutto il personale: sui posti liberi per pensionamento, posti di nuova istituzione, posti occupati da supplenti annuali, ogni soggetto di ruolo, docente, ata, dirigente, salvo poche eccezioni, può fare, tutti gli anni, domanda di trasferimento, definitivo o annuale, di assegnazione provvisoria, di passaggio di ruolo o di mansione, di passaggio di cattedra. Aggiungeteci i ricorsi, i loro esiti, e poi le nomine annuali su cattedre e posti liberi, le graduatorie dei supplenti… Cominciare le lezioni è un’avventura, l’orario definitivo spesso rimane un miraggio per lunghe settimane.
Non stupisce che politici, perfino ministri, del tutto disorientati, abbiano pensato, in diversi momenti, di provare a tagliare la spesa per questa “istruzione”.
E non si può dire che docenti e restante personale godano di chissà quali privilegi e vantaggi. Dai mesi di ferie agli orari comodi, magari per le donne che così possono badare ai figli e alla casa, secondo i più beceri luoghi comuni. Pagano, in ogni caso, questi presunti vantaggi con stipendi da fame e con quasi nessuna possibilità di carriera.
Siamo arrivati a un momento cruciale per la stessa sopravvivenza della scuola pubblica. Dobbiamo trovare e mettere in pratica soluzioni ai problemi, coraggiose e incisive. Non ci illudiamo di poter continuare così.
Ad oggi l’unica strada percorribile è l’attuazione dell’autonomia scolastica completa. Con tutte le implicazioni che riguardano lo stato giuridico del personale e gli adeguamenti contrattuali. Autonomia piena sul versante gestionale e finanziario, con risorse sufficienti, sia per l’ordinaria amministrazione, sia per il riconoscimento del raggiungimento degli obiettivi fissati a inizio anno alla scuola e ai singoli operatori. Una maggiore articolazione della funzione docente con titolarità su singole materie d’insegnamento e anche su ambiti disciplinari, che permetta a ogni scuola una diversa e più ricca dotazione organica in grado di far fronte alle sue esigenze. Un orario potenziato per una quota di docenti, definita in sede contrattuale.
Queste e/o altre scelte simili, non facili, forse non per tutti, ci permetterebbero di salvare la scuola pubblica, dando un contributo importante al futuro dei nostri ragazzi e del nostro paese.