Franco Buccino
(REPUBBLICA ed. Napoli 26 giugno 2025)
Una delle tracce dei temi alla maturità era sul rispetto. Io penso non tanto, e non solo, al rispetto che dobbiamo ai genitori, agli anziani, alle autorità, ai superiori, ma soprattutto al rispetto che dobbiamo, tutti, ai bambini, ai ragazzi, ai giovanissimi. Un grande pedagogista dell’antichità, Quintiliano, compendiava l’attività pedagogica, educativa, nella celebre frase Maxima debetur puero reverentia ,e cioè “Al fanciullo si deve il massimo rispetto”.
C’è rispetto oggi per bambini, ragazzi, giovani? Io penso di no. A cominciare dalla scuola. La recente pandemia ha visto, da noi, scuole chiuse per lunghi periodi, una didattica a distanza molto approssimativa e problematica, un’impennata di dispersione scolastica. Ci eravamo illusi che si rimediasse a questo problema, che ci fossero risorse significative per un recupero e un rilancio dell’istruzione, come in altri settori. Invece niente. I maturandi di quest’anno ne pagano le conseguenze e, paradossalmente, potrebbero pretendere crediti importanti per quello che non hanno fatto.
I ragazzi, fuori della scuola, sono spesso come pesci fuor d’acqua. Si sarebbe potuto e si potrebbe far tanto nelle aule in campo educativo; invece, la maggioranza dei provvedimenti sono stati di norma disciplinari: uso strumentale del voto in condotta, lo studio della Costituzione come espiazione della pena. A volte le scuole sono sembrate più caserme che sedi d’istruzione.
L’assenza diffusa di luoghi d’aggregazione come cinema, biblioteche, impianti sportivi, li porta a ritrovarsi in massa negli stessi posti dove, spesso per futili motivi vengono alle mani , e spuntano coltelli, a volte, pistole. Quanto più sono degradati questi posti, più imperversano bande giovanili. Rispetto a quelle degli adulti, per le loro performance preferiscono i luoghi affollati, perfino i lidi.
Certo la maggioranza dei ragazzi non porteranno coltelli e pistole, né si abbandoneranno a scene di violenze, ma vedono in quelli che lo fanno, persone da temere e rispettare.
Spesso così la pensano anche le loro famiglie: genitori e fratelli maggiori educati allo stesso modo, cerchie di amici, quartieri a rischio, presenza di cosche malavitose, parenti con problemi giudiziari. Quello che bisogna sottolineare è che queste carenze educative non dipendono solo da fattori socioeconomici, ma sono trasversali a tutte le classi sociali.
Quante volte le forze dell’ordine riconsegnano ragazzi colpevoli di reati a genitori che cascano dalle nuvole. E neanche in quell’occasione entrano in crisi e si rendono conto di non aver svolto il loro ruolo educativo. Proprio come tanti insegnanti a scuola!
Tutti ragazzi che meriterebbero più considerazione, più rispetto, nel periodo più intensamente formativo della loro vita. Ci dovrebbe essere spazio da dedicare all’educazione dei sentimenti, alla solidarietà, all’educazione sessuale. Un’educazione complessiva, non spacchettata come si teorizza oggi. Complessiva, graduale e coordinata. Un grande impegno per l’educazione dei ragazzi, fatto di risorse, di tempo e di disponibilità.