Ma le scuole sono tutte uguali

Franco Buccino

Repubblica ed. Napoli, 14 marzo 2006

A Napoli e provincia ci sono 650 scuole pubbliche, 1300 in tutta la Campania. Tutte e 1300 negli ultimi anni sono scippate di personale, si misurano con una riforma impraticabile, sono costrette a ridurre sistematicamente la loro offerta formativa. Tutte, anche quelle situate nelle cosiddette aree a rischio non hanno alcun trattamento di favore.

(segue dalla prima di cronaca) Queste scuole vivono dignitosamente la loro povertà e continuano tra mille contraddizioni a essere spesso gli unici avamposti di legalità nelle terre di nessuno. E a imbellettarsi quando è il momento delle iscrizioni per richiamare il maggior numero di alunni. Le iscrizioni: in questa che sembra una lotta per la sopravvivenza arrivano ogni tanto dei colpi bassi. E da parte di chi meno te l’ aspetti. Nel 2000 la Regione con il contributo delle Province e degli enti locali fece il piano di dimensionamento delle rete scolastica: si stabilirono le scuole, circoli, comprensivi, medie, superiori con relativi indirizzi. Il presidente in persona si impegnò a verificare la bontà del piano di lì a un anno. Da allora il piano nel suo complesso non è stato più esaminato, ma ogni anno si approfitta di una delibera di giunta regionale per far passare una serie di aggiustamenti, in genere di tipo clientelare, che spesso in buona sostanza di due scuole concorrenti una la salvano e l’ altra la condannano, senza risolvere nessuno dei seri problemi di politica scolastica sul territorio che, per esempio, la riforma Moratti impone. Per quello che mi riguarda, non si tocca la scuola di Forcella e non si toccano le altre 1299 scuole di Napoli e della Campania. E non si toccano per il diritto all’ istruzione. è un diritto che viene prima di tutto, anche prima della questione “legalità”, perfino prima di Annalisa. Le nostre scuole possono anche prendersi il diritto di non partecipare in massa alle ricorrenze e alle celebrazioni nei modi in cui qualcuno pensa di organizzarle. Capitano spesso fatti di cronaca nera che vedono protagonisti i nostri alunni, assassini o uccisi, rapinatori o rapinati, vittime comunque, che finiscono sotto i riflettori delle televisioni e dei giornali, e con loro hanno momenti di celebrità le loro scuole. Poi si ritorna alla quotidianità dei problemi che non fanno notizia. Ci si rimbocca le maniche e si lavora, alla Ristori come alla Confalonieri. Mi viene in mente, per un attimo, per Pasqua una Via Crucis che abbia una stazione in ogni posto in cui un nostro alunno è stato vittima e protagonista della violenza e della negazione dell’ educazione. Ma subito penso che non ce la faremmo, sarebbero troppe le stazioni; basta che mi fermo a Barra, dove vivo, a Ponticelli, San Sebastiano e San Giorgio, prima di avventurarmi nel centro storico e nella zona nord. E poi penso, onestamente, che un tale evento di grande effetto mediatico è meglio risparmiarlo a questi poveri ragazzi e al povero Cristo che continua a sopportarci. L’ autore è segretario della Cgil scuola

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