Educandati femminili

Franco Buccino

Repubblica ed. Napoli, 1 giugno 2006

“Chi dice che quello dei Miracoli è un quartiere invivibile è in malafede. È un quartiere bellissimo. Ricco di architettura e di storia. Ai Miracoli si è anche costruito in modo grandioso e raffinato. Splendidi esempi ne sono la chiesa di Santa Maria dei Miracoli e il complesso degli Educandati. Un quartiere caratterizzato da un ininterrotto susseguirsi di spazi, un colloquio aperto e continuo tra la strada e gli interni, mediato da androni, cortili, scale, terrazzi, fino a inaspettati e lussureggianti giardini». Così si legge in un bel quaderno di lettura dell´ambiente urbano di qualche anno fa, redatto da Legambiente.
Il complesso degli Educandati dalla seconda metà del Seicento ha accompagnato la storia di Napoli, suscitando l´interesse delle dinastie che si sono succedute: lì vi si educavano soprattutto fanciulle nobili e di classi elevate, ma anche appartenenti a famiglie i cui membri “abbiano resi notevoli servigi allo Stato”. Venivano perfino concessi posti semi-gratuiti. Ai tempi di Francesco I, intorno al 1830, le allieve dell´ultima classe avevano come materie: lo studio della storia patria; un quadro di quella francese; l´esercizio della composizione nei tre idiomi, italiano, inglese, francese; i principi dell´etica e poche idee sulla fisica sperimentale. Con l´unità d´Italia gli Educandati di Napoli passarono sotto la giurisdizione e la vigilanza del ministero della Pubblica istruzione. Quando nel 1929 gli educandati distribuiti in tutta Italia diventarono statali, il consiglio di amministrazione degli Educandati di Napoli decise di mantenere la propria autonomia. Ma con il passar del tempo non è riuscito più a sostenere le spese per le attività svolte ed è andato degradandosi sempre più.
Nel 1993 l´imponente struttura di piazza dei Miracoli, con tutti i sedicimila metri quadri, con oltre 250 locali, con tutto il personale, è passata alle dipendenze del ministero della Pubblica istruzione. Ma, fatto il salvataggio, non c´è stata a oggi una ripresa dell´istituzione convittuale. L´epilogo della storia degli Educandati femminili, storia affascinante e intrigante che bisognerebbe ricostruire, l´epilogo della storia di quello che oggi si chiama Educandato statale è triste. Il consiglio di amministrazione attuale, incapace di sostenere finanche la manutenzione di questo grande complesso, attento più alla gestione delle proprietà dell´Educandato che non alle finalità educative, ha deciso di darlo in fitto per quarant´anni al Comune e alla Provincia che meritoriamente lo stanno in gran parte ristrutturando con i soldi della legge Falcucci per adibirlo a edifici scolastici.
Sempre scuola rimane, direte voi. Guai a farvi sentire da Vincenzo Racioppi, rettore del prestigioso Convitto nazionale di piazza Dante, che da qualche tempo si dedica anche all´Educandato. Un convitto, un educandato, è molto di più di una scuola: elabora e realizza progetti ambiziosi avendo a disposizione tempo scuola, risorse umane, strutture, e sfruttando il tutto adeguatamente. Potrebbe essere centro di eccellenza e nello stesso tempo a disposizione del quartiere, una risorsa con laboratori, biblioteca e palestre. Le scuole troppo presto, spesso, chiudono i cancelli; un convitto, un educandato è aperto 24 ore su 24. Abbiamo proposto come Cgil che nel complesso degli Educandati nasca un unico grande istituto comprensivo, dalle materne alle superiori, e che a esso si iscrivino prioritariamente studenti che scelgono il convitto o il semiconvitto. Le autorità ci hanno risposto picche e il consiglio di amministrazione, inopinatamente, non ci sostiene. Ma non ci rassegniamo a che politici miopi e amministratori incapaci possano decidere la fine dell´Educandato, privando Napoli e piazza Miracoli di questa istituzione secolare. Per favore, aiutateci a far vivere l´Educandato.
L´autore è segretario
della Flc Cgil Campania

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