Franco Buccino
In questi giorni drammatici spesso è chiamata in causa la scuola. La verità è che le scuole aperte sono un efficacissimo segno di normalità anche in un contesto che di normale non ha niente. Che stiano aperte anche se semivuote. Con una buona dose di ipocrisia e di retorica si dice perfino: se la scuola vive, allora la democrazia non è morta. Per sapere in che considerazione sono tenute le scuole basta vedere la quantità di spazzatura riversata a ridosso degli edifici scolastici, non solo in questi tragici giorni: rifiuti ordinari, rifiuti speciali, oggetti ingombranti.
E’ difficile in questi giorni entrare nelle scuole, e una volta entrati ci si rende conto che c’ è un calo spaventoso di produzione: pochi disegni, in bianco e nero, di una città spettrale. Mancano le commesse, è tutto in mano alla concorrenza: l’ antiscuola delle violenze, dei roghi di rifiuti che sprigionano diossina letale, di facce terree di politici sconfitti, di genitori preoccupati che parlano di fuga senza ritegno, di immagini, suoni e parole di questi avvenimenti ripetuti incessantemente dalla televisione. Sono danni incalcolabili causati ai nostri ragazzi, come un disastro ambientale. Con le emergenze noi conviviamo. Più che superarle, provvisoriamente le archiviamo. E però dobbiamo sapere che due o più emergenze in tempi brevi e ravvicinati mettono a rischio un anno scolastico, la sua validità, più che i giorni effettivi di lezione. Producono lacerazioni, scollamenti, rimozioni nei ragazzi. Impongono modelli di comportamento, personaggi che sono eroi comunque, che incarnano valori di norma opposti a quelli che la scuola cerca di condividere con i propri alunni. Le emergenze che condizionano pesantemente la scuola, come l’ intera società, diventano però esse stesse oggetto di studio e di riflessione per la scuola e gli studenti. Non nel momento stesso in cui si manifestano e producono i più nefasti effetti, ma nei tempi distesi dell’ apprendimento scolastico. Perché i ragazzi apprendono dappertutto, per strada, su internet, in famiglia, davanti alla televisione, ma poi hanno il luogo in cui sistemano i contenuti e i valori, li sottopongono a critica con gli strumenti che vengono loro forniti, li approfondiscono, li aggiornano. Perciò c’ è la scuola. Dobbiamo essere convinti che, se la scuola funziona, anche rispetto all’ attuale emergenza allora sì che saranno i nostri ragazzi a tirarci fuori definitivamente da questa immensa discarica a cielo aperto.