Franco Buccino Repubblica ed. Napoli, 20 luglio 2021
Da un bel pò gli alunni sono scomparsi, da qualche giorno anche gli ormai “maturi”. Nell’indifferenza generale. I ragazzi d’estate perdono provvisoriamente il titolo di alunni e studenti. E, non avendo altre qualifiche, scompaiono. Insieme a loro le scuole.
S’era detto di scuole aperte d’estate, di milioni di euro disponibili per tante attività. Poi come al solito s’è trovata la soluzione all’italiana: realizzare i progetti estivi nel corso del prossimo anno scolastico, senza perdere i finanziamenti.
E si comincia a parlare di settembre. Secondo il solito copione… Mentre tutto il paese viene orientato verso l’ottimismo (viva le vacanze, apriamo pure le discoteche), come il discorso cade sulla scuola, la musica cambia. Diventano tutti seriamente preoccupati. Figliuolo ci ricorda che 200 mila insegnanti non sono vaccinati, e striglia le regioni. Altri che bisogna vaccinare i ragazzi dai 12 ai 18 anni. Anzi, non esageriamo, dai 16.
La Dad aleggia minacciosa, ha sulla coscienza un numero incredibile di morti e dispersi. E non solo al Sud. Ricerche recenti parlano di dispersione scolastica a Torino, anche nel Veneto. Qualcosa perfino nel Trentino.
Una importante associazione di presidi ha la ricetta per risolvere i problemi della scuola: più aule e piani trasporto efficienti (l’organico aggiuntivo per il Covid, non lo citano perché già è stato confermato). La stessa ricetta dello scorso anno. E dei precedenti. Poi, se il governo non provvede, “non è colpa nostra”.
Solo l’amministrazione scolastica procede tranquillamente come se niente fosse: programma immissioni in ruolo, trasferimenti definitivi e annuali, assegnazioni provvisorie, aggiornamenti di graduatorie, ecc. Senza preoccuparsi se queste operazioni servano o meno, se siano prioritarie o no. Si comporta con gli studenti, e con le scuole, un po’ come la Natura con l’Islandese.
Ma non ci avevano detto che l’Italia riceve un terzo di tutti i fondi europei per la ripresa? Che si sta discutendo di quale Paese costruire? Di come rifare l’istruzione e la sanità? Quasi ci vergognavamo di stare, come scuola, così al primo posto. Ma, confronto politico e relative informazioni sono di là da venire. Figuriamoci cosa cambia al prossimo primo settembre. Niente!
E chi glielo dice a Vittoria, che l’anno prossimo frequenterà la terza elementare senza aver visto ancora come funziona una scuola normale? E a Chiara che frequenterà il terzo anno delle superiori? Forse comincerà ad arrabbiarsi un po’…
A settembre prossimo, com’è naturale, non ci saranno più aule, non ci sarà trasporto pubblico potenziato, non ci saranno maggiori risorse. E però è in gioco il destino di milioni di ragazzi, il loro futuro.
Già mi è capitato di essere sgridato e bacchettato, ma continuo a pensare e a dire che possono essere salvati solo dai loro insegnanti e dal personale della loro scuola. E ai colleghi vorrei dire, in modo sommesso ma insieme determinato, che tanti di noi, presidi, insegnanti, amministrativi e collaboratori, in pensione, siamo pronti a dare una mano, se serve.