Gli insegnanti tra sud e nord

(Repubblica ed. Napoli, 12 dic.2023

Franco Buccino

Ci risiamo. La lega torna alla carica: vuole pagare di più i docenti che insegnano al Nord! È uno dei punti fermi dell’autonomia differenziata secondo il Carroccio. E lo vuol fare perché, indubbiamente, al Nord i docenti costano di meno allo Stato. Si parla di qualche decina di miliardi, che nella logica dell’autonomia differenziata dovrebbero tornare nelle casse delle regioni del Nord.

Chi conosce i meccanismi del precariato scolastico, sa perché questo avviene. Nella scuola gli aspiranti insegnanti se ne vanno dal Sud al Nord per avere un incarico, fino a essere stabilizzati, fino a passare di ruolo. Poi cercano in tutti i modi di tornare al Sud. E i posti al Nord si liberano di nuovo per giovani insegnanti del Sud. Gli insegnanti che tornano nelle regioni di origine, fanno lì la loro “carriera” che significa progressione economica dello stipendio. E perciò costano di più.

La Lega non si rassegna. Per onestà, bisogna dire che lo fa anche per avere docenti stabili. È la famosa continuità didattica che, tutti, reclamiamo per gli alunni, soprattutto per quelli diversamente abili.

E fanno bene a reclamarla. Non contano, rispetto a questa loro esigenza, i dubbi che pure ci vengono di perché vogliono creare un esercito di insegnanti del Nord: tentare una riscrittura della storia in chiave padano centrica o fornire una base culturale alla loro “indiscussa” superiorità.

Il fatto è che pensano di raggiungere il loro scopo con strumenti profondamente sbagliati e pericolosi. Che mettono in discussione non solo il contratto nazionale, che è l’”arma” più efficace dei lavoratori dipendenti, ma lo stesso Sistema Scolastico, che rimane l’elemento unitario più forte della nazione.

Esiste un’alternativa per garantire comunque agli studenti delle regioni del Nord la continuità didattica e contemporaneamente ai loro docenti, provenienti in gran parte dal Sud, la dignità di lavoratori e cittadini?

La soluzione definitiva è, ovviamente, contratti adeguati che permettano ai docenti non solo un decente tenore di vita, ma anche una sorta di riposizionamento sociale, una maggiore considerazione da parte di genitori e studenti. Rendere il lavoro docente appetibile nelle sue varie dimensioni significa rendere più stabili i docenti, come gli alunni, in ogni territorio.

Il problema è cosa facciamo nel frattempo. Bisognerebbe chiederlo agli insegnanti meridionali che lavorano al Nord. Risponderebbero ancora, come noi negli anni settanta: appartamentini a prezzo calmierato, trattorie e ristoranti convenzionati, treni a tariffa ridotta per tornare periodicamente nei propri paesi, altre misure simili? Probabilmente sì. Le preferirebbero a punteggi aggiuntivi per sedi disagiate: si assegnavano per le piccole isole e i comuni montani! Tutte queste richieste vanno fatte a Comuni e Regioni, che dovrebbero ricevere fondi dallo Stato. Alcune di esse, forse, dovrebbero rientrare nel diritto allo studio!

Di sicuro non possiamo retribuire di pagare diversamente persone che fanno lo stesso lavoro, rinchiuderle in gabbie salariali territoriali. È uno dei motivi fondamentali per cui siamo contrari all’autonomia differenziata: cristallizza, anzi aumenta le differenze.

Ne siamo convinti noi, docenti e personale della scuola, ostili a gabbie per riconoscimento esplicito della carta costituzionale, che sancisce la libertà, la libertà d’insegnamento…

Noi, insegnanti del Sud, quello che vogliamo è che i territori del nord nei quali operiamo, ci accolgano, ci aiutino a svolgere serenamente la nostra missione, ci riconoscano il contributo determinante che diamo ai buoni risultati delle loro scuole e dei loro figli.

E capiscano anche la nostra sofferenza, che non è solo quella di stare lontani da casa, ma è quella di vedere in difficoltà i nostri ragazzi del Sud, preparati e formati, come gli altri, da noi, ma in un contesto che offre poche alternative a svolgere lavori precari, a trasferirsi altrove, soprattutto all’estero.

Siamo già, noi e loro, vittime di troppe differenze per poterci rassegnare a questa sciagurata autonomia differenziata!

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