Pd, non ci sono i buoni e i cattivi

L’Intervento

Pd, non ci sono i buoni e i cattivi

di Franco Buccino

(Repubblica ed. Napoli, 9 marzo 2023)

Elly Schlein ha vinto le primarie in modo chiaro e inequivocabile, e si appresta ad essere la segretaria nazionale del Pd. Tutti, iscritti ed elettori del Pd, dobbiamo sostenerla in modo onesto e disinteressato. Allo stesso modo, non possiamo non sottolineare rischi e problemi che in questa fase delicata si aprono.

Soprattutto in Campania, i dirigenti del Pd non potranno dividersi tra quelli che hanno sostenuto Schlein e quelli schierati con Bonaccini. I buoni e i cattivi, gli aspiranti ad incarichi e quelli che devono farsi da parte. Anche perché molti dei sostenitori della Schlein, sono notoriamente gli stessi, giovani e meno giovani, ai vertici del partito da anni, responsabili anche delle inefficienze che hanno portato al commissariamento del partito a Napoli e in Campania.

Il rinnovamento non può partire da appartenenze dell’ultima ora e non può escludere una valutazione dell’attività pregressa di dirigenti e aspiranti dirigenti. Dopo di che si può anche pensare di azzerare tutto e ricominciare daccapo. Vedremo se sono d’accordo e sinceri i signori delle tessere, i ras territoriali, gli uomini forti delle istituzioni: trasversali nei due schieramenti delle primarie. Quelli che hanno eterodiretto, in diversi casi, votazioni degli iscritti e primarie. Insomma, il rischio è che, magari cambiando casacca, cambiando la “corte”, i “califfi” restino sempre gli stessi.

Questo mi sembra il primo impegno della Schlein per rinnovare il partito: dimostrare una grande dose di autonomia, e ancor più di equilibrio nell’avviare il richiesto cambiamento anche del gruppo dirigente: reale, trasparente e, possibilmente, senza eccessive lacerazioni.

C’è poi una questione ancora più seria e difficile. Il Pd ha una storia antica e una identità, in tempi recenti, mai definitivamente compiuta. Fino all’accusa di non essere più una formazione di sinistra.                                  Hanno cercato di approfittarne tanti gruppi e gruppuscoli. Inutilmente, perché il Pd, nonostante le contraddizioni, rimane di gran lunga il partito più votato e rappresentativo della sinistra.

Con la vittoria chiara di Elly Schlein, e l’implicita voglia di rinnovamento, si aprono due movimenti: uno centripeto e uno centrifugo. Un partito che si vuole caratterizzare come più di sinistra, porta un po’ di persone a lasciarlo o ad allontanarsi con forme di disimpegno, fino a non andare a votare. Contemporaneamente il partito più a sinistra richiama singoli e raggruppamenti di fuorusciti, che rientrano con la voglia di presidiare “il partito di sinistra”.

E qui entra in gioco, secondo me, la Schlein segretaria. Per definire la nuova identità del partito deve ridare la parola agli iscritti, ai delegati, alla base. Prima di confluenze ed alleanze, come saggiamente dice Prodi. A pensarci bene, non ridimensiona il suo potere, ma deve provare a tenere assieme tutto il partito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *