SVELATO L’ARCANO DEL “MERITO”!

Franco Buccino

Per un bel po’ ci era rimasto il dubbio del perché l’antico Ministero della Pubblica Istruzione si fosse trasformato in “Ministero dell’Istruzione e del Merito”. Una trovata stravagante o una furbata per apparire i difensori delle capacità e dell’impegno individuale fin da piccoli? La presidente Meloni nel discorso d’insediamento aveva cercato di chiarire. “Il merito, sì; ma con tutti messi nelle stesse condizioni”. Mah… Sembrava un semplice dettaglio in un panorama così complesso derivante dall’avvio di un governo di destra, guidato da Meloni!

Invece, col tempo, in questi mesi, si è dimostrato lo strumento principe per attirare consensi, provando a rispondere in maniera rapida e decisa alle aspettative della gente. Esasperata, sì, dagli episodi, ma anche stordita da una informazione martellante e magnetizzata da continue passerelle.

Certo, quando capitano episodi gravi e incresciosi, in genere è l’opinione pubblica che chiede provvedimenti severi e drastici. Il ministro di turno, le autorità, li annunciano, i provvedimenti. Poi, se provano a metterli in pratica, scoprono che al di fuori di quell’episodio specifico, stabilire norme equilibrate, che vadano bene in tutte le occasioni, è abbastanza complicato. Quando poi si tratta della scuola, spesso i provvedimenti mettono in evidenza le idee del proponente, l’ideologia.

Ricordiamo tutti l’episodio della professoressa di Rovigo, colpita da gommini sparati da uno studente con una pistola ad aria compressa. Il ministro dell’Istruzione e del merito, “approfittando” della gravità della vicenda e del clamore suscitato (“povera scuola”, “poveri insegnanti”), ha deciso di por mano a una mini riforma che si riassume in queste parole: far pesare di più il comportamento nelle carriere degli studenti. O forse sarebbe meglio dire che la sua intenzione è quella di fornire agli insegnanti delle armi… per difendere la loro dignità, autorevolezza, rispetto.

E dal cdm di alcune settimane fa è uscito fuori il ripristino del voto numerico in condotta. Un voto in condotta ai limiti della sufficienza, un sei, (che poi di norma indica la sufficienza!) porta a un debito in educazione civica con relativo rimando a settembre. La prova di verifica per lo studente verterà sui “valori costituzionali e di cittadinanza”, ordinari oggetti di studio durante l’anno… Con il cinque scatta la bocciatura. Ma mentre fino a oggi l’insufficienza veniva data in casi gravi, in presenza di veri e propri reati, Valditara pensa che bastino “gravi e reiterate violazioni” al regolamento d’istituto per fargli ripetere l’anno. Con le sospensioni, gli studenti, fino a due giorni restano a scuola, per più giorni fanno lavori socialmente utili nel Terzo Settore. Infine il voto in condotta diventa determinante agli esami di maturità. Perché per ottenere il massimo dei crediti sarà indispensabile un voto in condotta alto, 9 o 10. Insomma, un voto in condotta alto porta dei benefici.

La prima applicazione, esemplare, a Bari. Uno studente colpisce un prof., nel cambio d’ora, con una pistola a piombini. Dalle cronache si apprende che il docente non denuncia, ma chiede provvedimenti esemplari. L’autore e il suo compagno, che ha portato a scuola la pistola a piombini, vengono sospesi per due settimane e avviati a lavori socialmente utili. Non è escluso che prendano cinque in condotta.

Secondo il ministro, con questo spauracchio, i ragazzi saranno dissuasi dal compiere atti di bullismo, “rispetteranno” i docenti, si impegneranno ad avere comportamenti irreprensibili. Forse per godere di tutti i vantaggi? Verrebbe da chiedersi se Valditara non abbia confuso il suo ministero con quello della Giustizia. E gli studenti, almeno i tanti con qualche problema, con i reclusi. Spaventa il tipo di scuola che ha in mente, una sorta di scuola militare, per tanti un “istituto di rieducazione”.

Eppure il Ministro è così convinto della accoglienza favorevole, unanime, di questo provvedimento che ad esso ne ha legato un altro, ancora più scivoloso e più pericoloso. Sia pure per ora in via sperimentale, il Ministro propone di portare gli istituti tecnici e professionali da cinque a quattro anni. Poi, con il diploma quadriennale, si potrà essere ammessi, i migliori, selezionati dall’Invalsi (!), a un biennio, un Its, un’Academy. Un biennio di studi che ha nell’organizzazione, nella gestione, nella docenza, una significativa presenza delle imprese private.

Altro che riordino dei cicli, di berlingueriana memoria! Si ritorna alle differenze, alle differenze tra i vari indirizzi e, addirittura all’interno di uno stesso indirizzo.

L’hanno sparata grossa e sicuramente faranno marcia indietro. Per molto meno nel nostro paese si sono aperte crisi di governo. E questi provvedimenti, se non verranno ritirati, di sicuro apriranno gli occhi ai genitori, che sono anche cittadini e lavoratori. E gli studenti, visto che si tratta di loro e del loro futuro, ci metteranno poco a manifestare e a occupare.

Anche gli insegnanti rimangono perplessi da questa antica divisione tra buoni e cattivi, tra meritevoli o degni solo di biasimo. Troppo facile, e non risolve nessuno dei problemi della scuola e degli studenti.

Come si vede, il governo si prepara a fare tanti danni nella scuola e nel paese, servendosi proprio del merito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *