I problemi delle scuole e il modello Caivano

Franco Buccino
La settimana scorsa il prefetto di Napoli e il direttore scolastico regionale hanno presentato i
dati relativi alla dispersione scolastica per l’anno scolastico 23-24, in particolare per Napoli e
provincia. Risultati incoraggianti nella primaria e nella secondaria di secondo grado; da tenere
sotto osservazione la secondaria di primo grado, le “medie”, quella scuola di mezzo in cui tanti
di noi, docenti e dirigenti, abbiamo trascorso gran parte della nostra attività professionale.
Risultati positivi, anche se di modesta entità, vanno indubbiamente sottolineati e ne vanno
riconosciuti i meriti: all’amministrazione scolastica, al governo, un po’ anche ai docenti.
Ovviamente, per rispetto ai ragazzi, dobbiamo aggiungere alcune osservazioni. Intanto i dati si
riferiscono all’”obbligo scolastico”, 6-16 anni: i famosi dieci anni. Se volessimo inserire i 0-6,
cioè i tre anni del “nido” e i tre di scuola dell’infanzia, la situazione precipiterebbe, avremmo un
serio anticipo dell’Italia divisa in due. Se poi ci venisse in mente di arrivare a un obbligo
scolastico e formativo a diciott’anni per tutti, ripiomberemmo nel nostro caos quotidiano.
Un’altra osservazione riguarda il livello di preparazione di alunni e studenti: l’analfabetismo di ritorno riguarda spesso ragazzi che ancora non sono usciti dalla scuola.
Ultima osservazione: i ragazzi salvati dalla dispersione vengono riportati nella stessa identica scuola, stessi problemi, stesse rigidità; altro che “si torna tutti a scuola!”
Mi dispiace, ma i problemi della scuola, nonostante i dati sulla dispersione, non sono stati
neppure sfiorati.
E ancora più pericoloso è il riferimento al “modello Caivano”. Far pensare che il modello
Caivano “produce” risultati.
Sia chiaro: non l’hanno detto né il prefetto né il direttore scolastico regionale, ma tanti interpreti
più o meno autorizzati. È pericoloso perché, innanzitutto, il modello costa, e costa molto.
Sburocratizzazione di diversi uffici comunali, potenziamento della pianta organica (+31unità),
interventi nelle scuole per manutenzione ordinaria e straordinaria, ricostruzione di un centro sportivo ad opera dell’esercito, prezzi ridotti a 9 euro mensili per l’iscrizione alle varie attività sportive, presenza garantita e continua delle forze dell’ordine.
Anche al netto delle spese di viaggio delle autorità per le varie passerelle, si tratta di cifre
ragguardevoli.
Il modello Caivano costa molto e non è esportabile. Per la verità non è neanche efficace. Troppe semplificazioni. Noi siamo abituati a interventi più decisivi, a zep, zone prioritarie di intervento educativo; siamo abituati a richiedere con forza una risorsa aggiuntiva. Quando arrivano prima di chiederle, c’è da preoccuparsi, c’è il trucco. Scadono e non si rinnovano.
Più che un modello, si tratta di un miraggio, il miraggio “Caivano”!

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