Scuola, i motivi dello sciopero

Franco Buccino

Oggi, 31 ottobre, sciopera il personale della scuola. Insieme ai lavoratori tutti della conoscenza: dell’università, della ricerca, dell’Afam (accademie, conservatori). Settori diversi, ma con motivazioni ampiamente convergenti. A cominciare dalla certezza che la spesa in istruzione e ricerca non è un costo ma un investimento!

Proviamo ad approfondire in particolare le motivazioni dello sciopero della scuola.

In primo luogo, le risorse economiche per il rinnovo del contratto sono del tutto insufficienti. Coprono appena un terzo del potere d’acquisto dei salari rispetto all’inflazione del triennio 22-24. Colpisce questa decisione del governo all’indomani dell’unanime riconoscimento del basso status degli insegnanti italiani, i meno pagati d’Europa, e di volontà dichiarate di porvi rimedio. Il ministro ha pensato di far recuperare dignità agli insegnanti con lo strumento del voto in condotta agli studenti…

Ma è sul contratto che pesa, perfino più che la questione risorse, il rischio che sta correndo la contrattazione nazionale con l’autonomia differenziata. Rischio non solo della scuola, ma di tutto il mondo del lavoro, capace di lasciare il paese definitivamente spaccato, con tutte le sue differenze e contraddizioni.

È il contratto collettivo, nella sua dimensione nazionale, che fa svolgere un ruolo importante agli addetti dei singoli settori nell’utilizzo delle risorse a disposizione e, soprattutto, nelle politiche del personale, della sua sicurezza e la sua valorizzazione.

Nelle motivazioni dello sciopero della scuola ha un posto di rilievo il precariato, la mancata stabilità del personale. Una questione “storica”. All’origine c’è una scelta quasi crudele da parte dell’attuale governo come dei precedenti. Per meccanismi vari, immette nei ruoli solo i due terzi del personale che ogni anno serve a coprire cattedre e posti. Sono da aggiungere trecentomila docenti e oltre cinquantamila personale ata. L’amministrazione scolastica copre questi posti con supplenti annuali. Per anni, magari gli stessi, sullo stesso posto! Lo Stato diventa una sorta quasi di “caporale” che procaccia personale per le scuole. Per il tempo strettamente necessario… E non stupisce che ancora una volta la Commissione Ue ci ha chiesto conto di questa insolita modalità e della mancata stabilizzazione, aprendo la procedura d’infrazione.

Nelle piattaforme rivendicative, alla base di uno sciopero, sono sottolineate le principali richieste dei lavoratori e le più condivise. Ma, anche per capire fino in fondo il disagio e la rabbia dei docenti e del personale tutto della scuola, non si può non pensare, nelle piattaforme, alla politica scolastica di questo governo. Oltre allo sciagurato obiettivo dell’autonomia differenziata che pervicacemente persegue, non perde occasione per imporre un modello di scuole divise in serie A e B, destinate a formare ragazzi di serie A e B. Non perde occasione per imporre un modello di scuola in cui entra pesantemente l’impresa privata che ha l’unico obiettivo di formarsi su misura il personale che le serve. Un modello di scuola non certo inclusiva, che non mira più all’obbligo scolastico e formativo a diciott’anni per tutti.

E così, spesso nell’indifferenza generale, si mettono in discussione principi pedagogici universalmente condivisi e consolidati nell’esperienza didattica di generazioni di insegnanti. E si propongono soluzioni discutibili, anacronistiche, pericolose e, soprattutto, controproducenti. Come il pacchetto “voto in condotta”, con risarcimenti e multe per i danni nelle “occupazioni”, e come il decreto sicurezza nella parte in cui vieta la manifestazione pacifica per le strade perfino delle legittime proteste degli studenti.

Certo le piattaforme sono rivendicative, ma dobbiamo essere consapevoli che alcuni degli obiettivi dipendono anche da noi, docenti, dirigenti e personale ata. Come la piena applicazione della autonomia scolastica. Alcune delle risposte non possiamo che darle noi, facendo le giuste alleanze con gli studenti, i loro genitori, con i cittadini che credono nel valore delle scuole della repubblica, come la Costituzione le disegna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *