Se i precari della scuola vanno in piazza

Repubblica ed. Napoli, 27 luglio 2003

FRANCO BUCCINO*
Scuola precaria è la definizione che sintetizza meglio i problemi attuali della scuola, la filosofia della cosiddetta riforma Moratti e insieme la condizione del personale, soprattutto dei supplenti.
Il fenomeno del precariato nella scuola è antico. Ma oggi l’Amministrazione riscopre i vantaggi di avere dipendenti con rapporto di lavoro precario: li assume e li licenzia quando vuole, li sposta dove le fa comodo, risparmia sulle retribuzioni. I precari sono distribuiti su tre fasce nella graduatoria permanente provinciale, su altre tre fasce nelle graduatorie d’istituto, ci sono gli abilitati e i non abilitati, ci sono quelli che terminano il loro lavoro l’ultimo giorno di lezione, quelli che finiscono il 30 giugno e, solo pochi, quelli che lasciano il lavoro il 31 agosto. Ma quasi nessuno lo riprenderà il primo settembre, qualcuno perfino a gennaio o febbraio.
Come vivono i supplenti quando non lavorano, considerando che la loro età media è più vicina ai quaranta che ai trenta, e che spesso hanno una famiglia a carico?
I tagli delle finanziarie, la scelta di bloccare il turn over (e quindi la mancata immissione in ruolo), per i precari significa riduzione delle opportunità di lavoro, e per i fortunati che lavoreranno la precarizzazione a vita. Da qualche giorno i precari sono tornati all’onore della cronaca perché sono state pubblicate le nuove graduatorie (e per una sentenza del Tar Lazio già sono da rifare); a causa dell’occupazione dell’ex provveditorato i calendari per l’assegnazione saranno pubblicati a fine luglio; le operazioni di nomina si faranno nell’ultima decade di agosto (con i soliti tafferugli e l’arrivo della polizia), a settembre si scoprirà che nelle scuole ci sono al solito cattedre senza insegnante o con due supplenti. Partenza faticosa, e dei supplenti non si parlerà più.
Si parlerà invece di precari Ata (i collaboratori scolastici). Stanno da tempo pagando il prezzo più alto di uno sciagurato tentativo del governo di esternalizzare i servizi. Da tempo nella scuola ci sono gli ex lsu. Si cerca di dare anche a loro un lavoro meno precario: giusto. Il dramma è che l’Amministrazione contemporaneamente taglia posti in organico e inserisce ex lsu. Anche in considerazione della questione precari, il governo deve profondamente rivedere la sua politica: garantire la qualità dell’istruzione a tutti e insieme i diritti del personale.
Sarebbe ben triste se anche il precariato della scuola si trasformasse in un problema di ordine pubblico.

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