SI RIDUCE SEMPRE DI PIÙ L’ORGANICO DELLE SCUOLE

FRANCO BUCCINO

Repubblica ed. Napoli, 30 luglio 2004

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Alla fine sono circa 1450 i docenti e ata che passeranno di ruolo nella nostra regione. Ben poca cosa, se si considera che i posti vacanti, secondo le stime della stessa amministrazione, sono dieci volte di più. Sono diventati così rari e preziosi questi posti che ormai conta sempre meno il punteggio conseguito nel concorso o gli anni di supplenza che si valutano nella graduatoria permanente (l’altro canale di reclutamento); conta, invece, il titolo di insegnante di sostegno, l’appartenere a categorie riservatarie, altri stratagemmi.
Tutti i posti che rimangono liberi per un anno, vanno in teoria ai supplenti o precari, in realtà l’amministrazione di tali posti ne copre quanti vuole, a sua discrezione: e infatti, anche questi posti che dovrebbero aumentare, considerando il personale che va in pensione senza essere sostituito da neo immessi in ruolo, diminuiscono invece a vista d’occhio. E non certo perché diminuiscono i ragazzi.
Ormai il ministro è uscito allo scoperto: ogni scuola ha bisogno di una dotazione essenziale di insegnanti curricolari e poi di una dotazione aggiuntiva, flessibile, fatta magari con contratti di collaborazione. Per questo tipo di personale va bene la chiamata diretta. Saranno inutili le furbizie per avere una precedenza in più, non assisteremo alle estenuanti assegnazioni di supplenze sotto il solleone. In cambio di che? In base a quali criteri una scuola stipulerà un contratto con un insegnante anziché con un altro? Con un reclutamento di tal genere quale sarà la squadra di una scuola di Ponticelli e quale quella di una scuola del Vomero?
Mentre i precari sono seriamente preoccupati perché non solo diventa un miraggio il posto fisso, ma vedono allontanarsi anche le supplenze, le cose vanno decisamente meglio per gli insegnanti di religione cattolica. Nella nostra regione passano di ruolo 2250 di loro a fronte di circa 3200 posti. A parte l’infelice coincidenza per cui, mentre dappertutto si taglia, loro transitano nei ruoli in massa, è un paradosso che lo Stato cerchi di dare la maggiore stabilità possibile a questo personale che le curie vescovili vogliono rimanga precario, con la spada di Damocle dell’idoneità che è sempre a discrezione del vescovo dare o revocare. Per intenderci, se a un insegnante di religione cattolica viene revocata l’idoneità, sarà comunque sistemato dallo Stato all’interno della scuola, a insegnare altre materie o a svolgere compiti amministrativi; un insegnante di ruolo “statale”, inidoneo all’insegnamento magari per motivi di salute, è utilizzato per cinque anni e poi licenziato.
Le dotazioni organiche delle scuole della nostra regione, come era ampiamente previsto, si stanno assottigliando sempre di più. Dopo i tagli della Finanziaria che ci hanno particolarmente presi di mira, i provvedimenti di applicazione della cosiddetta riforma Moratti ne stanno portando altri molto consistenti nei posti e nelle cattedre, anche se il ministro ha giurato che nel prossimo anno sarebbe stato confermato l’organico di quest’anno. Probabilmente nell’interlocuzione con i direttori regionali, il ministro dà delle disposizioni di “maggior rigore” senza scriverle; di sicuro il nostro direttore fa così con i dirigenti dei Csa (gli ex provveditorati); questi ultimi infine chiamano direttamente nei loro uffici i funzionari e gli impiegati ai quali impartiscono le direttive ricevute.
E così, nelle relazioni sindacali si assiste a un vero e proprio balletto: i dirigenti dei Csa scaricano sul direttore le responsabilità di provvedimenti iniqui e di interpretazioni restrittive della norma; il direttore regionale sostiene che le iniziative, contestate dai sindacati, sono dei dirigenti dei Csa, che tra l’altro continuano a fare i provveditori vecchia maniera e non riconoscono l’autorità del direttore regionale. Ognuno di loro è pronto a riconoscere e a promettere posti. Nel frattempo le scuole sono chiamate direttamente dai funzionari e impiegati dei Csa e invitate, orientate, costrette a fare come dicono loro nella determinazione dell’organico di istituto.
Risultato: con rassegnazione di molte scuole, classi in meno, posti di sostegno ridotti, cattedre costituite in modo illegittimo, collaboratori scolastici ridotti al lumicino. E’ un’operazione che ricorda un po’ il gioco delle tre carte: ci fanno vedere il posto qui o lì, ma dove indichiamo noi non c’è mai niente.

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