FRANCO BUCCINO
L’iscrizione per il prossimo anno alla scuola superiore, come agli altri ordini di scuola, slitta dalla fine di gennaio alla fine di febbraio. La storia si ripete, monotona. Senza fantasia la motivazione: dare più tempo a scuole e famiglie di approfondire la conoscenza dei modelli di scuola riformata. Di nuovo la stessa bugia. In realtà, ancora una volta, si rinvia la data per attendere i regolamenti che permettano i cambiamenti. Non fa niente che questo slittamento delle iscrizioni crei problemi enormi alla stessa amministrazione scolastica e alle scuole, e crei danni al personale e agli studenti. Al momento non è dato sapere neppure quali classi saranno coinvolte: le prime e le seconde, solo le prime, tutte fino alle quinte. Forse nessuna, se il provvedimento venisse rinviato di un altro anno. Approfondire i cambiamenti. Ma quali? Per fermarci ai licei. Si dice con enfasi da parte del ministero che si passa da 400 indirizzi sperimentali a 6 licei: artistico, classico, scientifico, linguistico, delle scienze umane, musicale e coreutico. Considerando che classico, scientifico e artistico già ci sono, che inoltre c’ è l’ istituto magistrale in nuove versioni e il liceo linguistico tra sperimentazioni e scuole private, la prima vera novità di questa riforma è il liceo musicale e coreutico. I nuovi licei si articolano in indirizzi, 11 o 12 complessivamente. Ma le scuole, a loro volta, possono articolare gli indirizzi in varie opzioni con l’ aggiunta di materie opzionali, appunto. Alla fine, chi si iscrive, dovrà scegliere il liceo, l’ indirizzo, l’ opzione: rimarranno innumerevoli le scelte possibili. Lo stesso discorso vale per gli istituti tecnici e professionali. Nonostante la ricchezza delle offerte didattiche e l’ inserimento di tante opzioni, le ore di lezione, come d’ incanto, diminuiranno. Ci si potrebbe chiedere il perché di una riforma che è così velleitaria, vuota e generica, e di così difficile gestione. E perché il ministro e il governo si accaniscono a portarla avanti nonostante i no del Cnpi, delle regioni, dei docenti e degli studenti. La risposta è semplice. Il ministro e il governo pensano di garantire alla scuola secondaria solo la parte essenziale degli insegnamenti fondamentali. Gli opzionali oggi li attuano con i docenti di ruolo che sono di troppo, poi li faranno fare, in successione, a precari, ad esperti, a personale pagato dalle regioni. E poi semplicemente li aboliranno.