Franco Buccino
Repubblica ed. Napoli, 2 sett. 2006
Comincerà tra qualche giorno un anno scolastico carico di luci e ombre. Non è poco dopo cinque anni di buio. Ma ci si aspettava di più. In Campania la scuola pubblica ha trascorso anni brutti per via di un modello riformato di scuola che, man mano che si delineava, mostrava la sua inadeguatezza rispetto alle esigenze dei ragazzi. È stato, in questi anni, un ritorno al passato, alle differenze sociali.
È cominciato a contare sempre più il contesto culturale dei genitori, le opportunità che essi sono riusciti a dare ai loro figli al di fuori della scuola. Il tempo scuola si è pericolosamente ridotto, gli insegnamenti sono stati gerarchizzati in obbligatori e facoltativi, e con essi gli insegnanti.
L´aspetto odioso del tutor è stato proprio questo: bastava un docente come interlocutore di alunni e famiglie, gli altri erano comparse. E il portfolio è stato un pericoloso sistema di omologazione dei ragazzi e quindi dei cittadini.
Il solo annuncio della riforma nella scuola superiore, un sistema duale con istruzione da una parte e formazione professionale dall´altra, è servito a produrre danni con spostamenti anomali di studenti dagli istituti tecnici e professionali ai licei. A fondamento della riforma Moratti c´è stata l´abolizione dell´innalzamento dell´obbligo scolastico, per non sapere e volere affrontare la dispersione e l´evasione scolastica e le cause che le determinano: ciò ha causato i maggiori danni nella nostra regione. In particolare in una città complessa come Napoli, con i problemi e le emergenze sociali che sono sotto gli occhi di tutti.
I provvedimenti riformatori della Moratti hanno reso possibili tagli consistenti e indiscriminati di personale, anzi sono stati funzionali ad essi per l´intero arco del quinquennio. E lo strumento per realizzare insieme tagli e riforma, per ironia della sorte o forse per cinismo, doveva essere l´autonomia scolastica, e cioè quello che è il mezzo per rispondere hic et nunc ai bisogni degli alunni.
È stata una scelta del precedente ministro che le si è ritorta contro, offrendo alle scuole la possibilità di reagire e di opporsi. Il nuovo ministro, insieme con il governo, ha fatto riprender fiato al mondo della scuola con provvedimenti bene accetti: l´istruzione di nuovo “pubblica”, la riforma Moratti smontata e resa innocua in diverse sue parti. E con obiettivi all´inizio dichiarati e largamente condivisi, relativi al contratto, ai precari.
In Campania è arrivato qualcosa in più: circa milletrecento posti per adeguare l´organico almeno alle situazioni più difficili, come andava chiedendo in iniziative clamorose la categoria dei lavoratori della scuola. E però sull´anno scolastico che comincia si addensano nubi, in Campania nubi minacciose. Su questo vorrei richiamare l´attenzione e suscitare una riflessione.
Soprattutto colpisce la riproposizione di una scena già vista: un ministro dell´Istruzione, anche se pubblica, in posizione minoritaria nel governo, i responsabili dei dicasteri economia/istruzione che sembrano voler ricalcare la scena del duo Tremonti-Moratti. Fuori metafora, i tagli che si annunciano nella finanziaria potrebbero essere un triste elemento di continuità con il precedente governo.
E noi in Campania che ci eravamo illusi che quei milletrecento posti ottenuti fossero solo la prima tranche di ben più cospicui aumenti di personale per superare antichi gap con le altre regioni, per combattere e vincere la dispersione e l´abbandono scolastico. Il governo non ha avuto il coraggio di innalzare da subito l´obbligo scolastico, che per la Campania rimane la premessa di ogni riforma possibile e di ogni riscatto. E continueremo ad avere le solite sacche di emarginazione scolastica, le solite storie di ragazzi di cui ci accorgeremo che non stanno a scuola solo quando saranno protagonisti e vittime di malavita o di lavoro nero.
E partiranno di nuovo i percorsi integrati, che avevamo dato per finiti, e infatti nello scorso anno ne sono partiti appena venti su oltre duecento preventivati. Sono come l´araba fenice che risorge dalle sue ceneri: potenza dei finanziamenti. Se pure partissero, non avrebbero successo. Non si possono prendere ad anno scolastico iniziato alunni regolarmente iscritti in prima superiore, toglierli dalle loro classi e inserirli nei corsi denominati percorsi integrati.
Si ricostituiscono nelle scuole le famigerate classi differenziali, si vogliono far coesistere nello stesso istituto due modelli incompatibili di scuola: quella che boccia e quella che promuove. Anche l´iniziativa della regione denominata “scuole aperte il pomeriggio”, se non perde il carattere aggiuntivo all´attività scolastica ordinaria, rischia di essere una riedizione del vecchio doposcuola, che ha creato più problemi di quanti non ne abbia risolto.
Ma i problemi relativi all´anno scolastico che tra un poco comincerà sono più generali e riguardano la totalità degli alunni. Perché il sistema di smontaggio con il cacciavite della riforma Moratti può rispondere a logiche politiche, ma tra provvedimenti eliminati ed altri che restano in vigore crea molti disorientamenti, e non solo tra le famiglie: a cominciare da esame di stato, programmi, indicazioni nazionali, libri di testo, modelli di tempo pieno e tempo prolungato, il problema degli anticipi.
In Campania questi problemi si aggiungono a quelli endemici dell´edilizia scolastica, del rispetto delle norme di sicurezza e più in generale delle dotazioni necessarie alle scuole, come le palestre e i laboratori.
A pensarci bene, nonostante le novità, i pochi cambiamenti in atto e i molti annunciati, comincerà un ordinario anno scolastico nella nostra regione, con gli ordinari problemi di sempre.