Un 25 Aprile per i giovani, ai tempi della destra al potere

Franco Buccino 

Con la primavera celebriamo le festività civili: il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno. Per la prima volta con un governo di destra, di estrema destra, o comunque il più a destra in Europa, democraticamente eletto il 25 settembre scorso.

L’imbarazzo è evidente: e per chi ci dovrà rappresentare in queste cerimonie, e per noi da chi saremo rappresentati. Per ora ci auguriamo che le autorità desistano dall’intervenire, almeno alcune… Ma anche così, non si eliminerebbero le contraddizioni. 

L’anteprima c’è stata al congresso della Cgil, profondamente diviso per la presenza della presidente del consiglio. Invitata pragmaticamente a interloquire con le forze sociali, ma anche sollecitata, con vigore, a sciogliere formazioni neofasciste, specializzate in attacchi e attentati alle sedi dei lavoratori.

La premier avrebbe voluto dar l’idea, sin dal primo discorso, di sdoganarsi dal passato. Senza riuscirci: e per le scelte politiche ed economiche del suo governo e per i continui interventi infelici di rappresentanti del suo partito nelle istituzioni. Alle prime manovre economiche si è presentata, da destra sociale, con una operazione sulle pensioni. Che però ha portato alla maggioranza dei pensionati solo otto euro al mese di aumento: molto meno di quello che ha tolto di adeguamento delle pensioni, per via dell’inflazione, al cosiddetto ceto medio. Fino alle ultime misure su fisco e lavoro, secondo il sindacato “una presa in giro”. E non parliamo di reddito di cittadinanza, di odiose politiche sull’immigrazione, di schieramenti anomali nel Parlamento Europeo! 

Ci sono poi frequenti scivoloni di personaggi che pensano di essere tornati ormai in piena era fascista. Su tutti brilla La Russa che stravolge storia e verità.  Mi ricorda, per la sua “deferenza” verso il fascismo, una persona che tutti chiamavamo, io ero ragazzo, “Evviva o rre”. Quando era ubriaco, cioè quasi sempre, lanciava continuamente questa esclamazione di fede monarchica. A volte faceva sorridere. Ma Carlino, questo era il suo vero nome, non ricopriva la seconda carica dello Stato!

Confesso che non mi aspettavo né politiche diverse da parte di questo governo di destra, di estrema destra, e neppure che alcune formazioni rinnegassero origine e passato della loro storia. Direi, addirittura, che mi sembra tutto normale. Ciò che invece per me è inaccettabile, è che possano confondere le idee su fascismo e storia del nostro paese, ai giovani, agli studenti, ai ragazzi e alle ragazze che vanno a scuola. E soprattutto che a farlo siano proprio quelli che ricoprono i più importanti incarichi nel governo, ministri e sottosegretari all’istruzione.

Che altro significa proporre il valore dell’umiliazione come metodo “educativo”, il lavoro socialmente utile, il pagamento dei danni durante le occupazioni (come se non ci fossero “danni” in tempi normali), l’isolamento in biblioteca senza compagni e lezioni: sempre per i ragazzi difficili, soggetti a sanzioni disciplinari. E soprattutto il “richiamo” del ministro Valditara alla preside di Firenze, rea di aver denunciato la deriva violenta e autoritaria alle porte (Questa è stata la sua vera colpa!).

O che altro significa presentarsi, la sottosegretaria, alle commemorazioni: di “neri” uccisi dai “rossi”, per far capire da che parte sta, e poi magari anche alle commemorazioni di “rossi” uccisi dai “neri”. Deve passare che gli anni di piombo accomunano tutti, rossi e neri, dimenticando la vocazione stragista ed eversiva, tutta di estrema destra.

Il 29 maggio del 1974, ero al primo anno di insegnamento, mi sono trovato, il giorno dopo la strage di Brescia, alla manifestazione in piazza Duomo a Milano: ho capito in quell’occasione perché in Italia per salvare la democrazia (e la scuola) non si può non essere antifascisti.

La destra in Italia, il partito maggioritario che oggi ci governa, deve fare tanta strada, rivisitare fatti e idee, liberarsi di molta zavorra che la rallenta, superare le troppe reticenze sul fascismo.

Anche nella sinistra, negli anni di piombo, c’erano alcuni, pochi per la verità, che chiamavano i brigatisti: compagni che sbagliano. Ma anche questi pochi si ricredettero quando le brigate rosse non esitarono a uccidere Guido Rossa, rappresentante in fabbrica dei lavoratori e della Cgil.

La destra, l’estrema destra, faccia presto tale percorso e, nel frattempo, stia lontano dall’educazione dei giovani nelle scuole! Soprattutto dalle scuole pubbliche, le scuole della Costituzione!

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