Franco Buccino
Stamattina, scendendo da casa, sono rimasto prigioniero sul piccolo marciapiede a forma di pentagono all’inizio del tratto di Spaccanapoli che porta nella Pignasecca. Assediato dalle moto, occupato da tavolini, si è aggiunta la postazione della moto per consegne a domicilio dell’ultimo fast-food arrivato. Una carrozzina con una signora che parlava animatamente con un’amica ha chiuso l’unico varco. Ignorato, mi sono rassegnato a sentire i fatti loro.
Ma non mi lamento: pure stando al centro del centro, non abbiamo né i problemi del Centro Storico, né quelli dei Quartieri Spagnoli, e neppure quelli di via Toledo.
Una mia ex collega abita a piazzetta Nilo: è disperata per la gente, i rumori, gli odori a tutte le ore, anche quando sta barricata in casa. Ha ormai il terrore di scendere per paura di essere travolta dalle moto che sfrecciano contromano: deve camminare sulla strada perché il marciapiede è occupato in ogni centimetro. Dove non ci sono tavolini o bancarelle o altre esposizioni, si imbatte in insegne mobili: osti, chef, pasticcieri di legno a grandezza naturale, pubblicità che magari fanno sorridere i turisti che le osservano, seduti per terra a mangiare pizze, panini, cuozzetti col ragù, “cuoppi”. Quante centinaia di posti in cui si cucina ci sono nel Centro Storico? In regola, si chiede retoricamente? Con prodotti di qualità, conservati secondo le norme igieniche, venduti per tutti allo stesso prezzo?
La ascolto e mi dispiace per lei e tanti altri amici, che prossimi alla pensione scelsero con entusiasmo il Centro Storico della nostra città. Lasciarono comuni limitrofi o le periferie. Una scelta che non era solo una moda, ma anche il traguardo di un impegno civile e professionale nel nome di Napoli.
L’evoluzione dei Quartieri Spagnoli è stata fulminea. Quando ci siamo trasferiti in Centro, tredici anni fa, era pericoloso addentrarsi nei vicoli dei Quartieri. I crocieristi erano dissuasi dall’avventurarsi, a meno che non fossero amanti di “esperienze forti”. Ora hanno messo il senso unico pedonale obbligatorio per visitare il murale di Maradona, come San Gregorio Armeno! Le case vengono rivalutate, si investe, la zona pullula di bed & breakfast, trattorie tipiche. Persistono pittoreschi litigi e qualche raro accapigliamento.
Ripenso ai ricorsi della scuola De Amicis di Chiaia per evitare la fusione con l’istituto Baracca dei Quartieri: non dico che presto si scambiano i ruoli, ma magari la fusione non sarà più un problema.
E speriamo di non assistere, come per il Centro Storico, a uno snaturamento del quartiere, a una vera occupazione, in cui i crimini cambiano ma non scompaiono.
Perfino via Toledo vive con sofferenza il boom turistico di questi ultimi tempi: almeno quelli che vi abitano, quasi prigionieri in casa. Perché, diciamoci la verità, delle zone di cui parliamo ci interessa il flusso turistico, l’attività commerciale, economica, magari il problema del traffico, della legalità, dell’ordine pubblico. Un po’ meno, molto meno, di quanti in queste zone della città vi abitano.
Certe volte, scendo su via Toledo, fra centinaia di persone, turisti, visitatori, gente che deve fare acquisti o vuole solo rilassarsi. Io devo andare, magari, al supermercato, alla sede dell’associazione dove sono volontario. O, in macchina, devo andare a trovare i miei a Eboli, ad Agropoli. o in vacanza a Paestum. A distanza di tanti anni ancora mi dimentico del tempo che ci vuole per arrivare dal garage di via dei Ventaglieri all’ingresso dell’autostrada.
E immagino tutte le difficoltà dei residenti, alcuni con problemi ben seri, anziani, non autosufficienti, in palazzi senza ascensore, costretti a vivere in una città che non è a misura di abitanti, ma è o pensa di essere a misura di turisti.
Certo non c’è solo il centro, il Centro Storico, ci sono le periferie con enormi e atavici problemi, ma che almeno non subiscono invasioni. E poi ci sono anche isole felici, il Vomero, Posillipo. Tranquille, ordinate, che si difendono, quando serve, con garbo da intrusioni, magari non di turisti, ma di cittadini di altri quartieri.
Ecco: se mai diventassi sindaco di Napoli, avrei un occhio di riguardo per i residenti in centro, a cominciare dal Centro Storico. Li aiuterei a riappropriarsi dei propri quartieri, a non pagare per tutti le conseguenze del boom turistico, a non sentirsi estranei a casa propria. Un nuovo matrimonio tra la città e i residenti. Pronuba Venere degli stracci!