Franco Buccino
Puntuali sono arrivati i risultati delle prove Invalsi: siamo sempre i “peggiori, modestamente. Poi verranno i risultati della Maturità: magari con le solite polemiche sui troppi “cento” al Sud (come se i docenti, la maggioranza, non facessero un po’ di anni d’insegnamento nelle regioni settentrionali prima di essere trasferiti nei paesi d’origine). Infine, tutti liberi! Se ne riparla a settembre: nuovo anno scolastico problematico, ritardi soliti, i soldi del pnrr che non arrivano…
Stavo pensando che l’Invalsi, con tutti i parametri di cui dispone, potrebbe presentare all’inizio dell’anno scolastico, le previsioni degli esiti finali. Proprio come le previsioni del tempo!
Non è una battuta di spirito, come potrebbe sembrare. Queste previsioni consegnate al Ministro, lo metterebbero in agitazione, così si misurerebbero con esse i livelli territoriali dell’Amministrazione, le scuole che programmano. Perfino i singoli docenti. E i genitori sarebbero meno indifferenti a quello che succede tutti i giorni nelle aule. Aumenterebbero ricorsi e denunce per i casi di “malascuola”.
A che serve che un Ministro a fine anno ci spieghi quel che è successo, dal momento che lo sapeva, che si sapeva, fin dall’inizio? E se già si sapeva, perché abbiamo accettato che per la ripresa economica dopo il covid si spendessero miliardi e miliardi, e niente per la scuola? E adesso ci meravigliamo che dopo aver sottoposto anche i bambini delle elementari a quel surrogato di scuola che è, da sola, la didattica a distanza, si indeboliscano i risultati perfino nella primaria, il fulcro del nostro sistema scolastico? O addirittura, come titola Tuttoscuola, ci sorprendiamo che, finito il covid, si ritorni alla “normalità degli squilibri territoriali”?